Regia di Mario Mattòli vedi scheda film
Considerando che quello del fascismo - nonostante la creazione di Cinecittà e le agevolazioni derivanti dalla ricerca forsennata della totale autarchia artistica - è stato senza ombra di dubbio il peggior periodo di sempre per il cinema italiano, può sorprendere la grazia e la sobrietà con cui questo lavoro viene confezionato dal già esperto Mattoli (uno che viaggiava alla media di 3-4 film l'anno). Un innocuo melodrammuccio, si potrebbe definire; eppure le rare cadute di tono nel retorico e nel patetico sono giustificabili alla luce della trama (non c'è insomma alcuna intenzione moralistica fine a sè stessa) e, soprattutto, ciò che nobilita Catene invisibili rispetto a tanti altri prodotti simili contemporanei è la presenza di un cast di tutto rispetto: Alida Valli, Andrea Checchi, Carlo Campanini (in un ruolo assolutamente serio), Carlo Ninchi, Giuditta Rissone occupano i ruoli centrali, mentre nella parte tecnica troviamo la fotografia dell'ormai quotato Anchise Brizzi, la colonna sonora di Carlo Innocenzi (ancora, invece, non molto noto: ma lo sarà presto) e, in fase di sceneggiatura, un poker di nomi composto dal regista, Marcello Marchesi, Francesco Marturano e Vittorio Malpassuti. 5/10.
Una viziata e presuntuosa ragazza di buona e facoltosa famiglia si trova improvvisamente orfana di padre; con la madre non ha quasi mai avuto rapporti. E scopre un fratellastro segreto, che è però uno scapestrato inguaribile. La ragazza è costretta a cambiare drasticamente rotta alla sua vita.
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