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Il filo nascosto

Regia di Paul Thomas Anderson vedi scheda film

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Gangs 87

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La recensione su Il filo nascosto

di Gangs 87
6 stelle

Quando in giro non fai altro che leggere recensioni positive, credo sia più che normale aspettarsi molto. A patto che quel molto non diventi troppo. Accade con l’ultima opera di Paul Thomas Anderson che, per cause di forza maggiore, è poi diventata l’ultima opera di Daniel Day-Lewis, che ha deciso e annunciato il suo ritiro dalle scene.

 

Se vero è che l’autore americano, non ci ha abituato a trame coinvolgenti o quantomeno capaci di catturare l’attenzione dello spettatore senza causare noia soporifera, in questa sua ultima pellicola, nonostante l’enorme potenziale attoriale, la sceneggiatura risulta pastosa e lenta come mai prima d’ora. Tutto ciò risulta incomprensibile se consideriamo il potenziale che lo sviluppo della storia in se contiene: una storia d’amore ossessivo tra due caratteri forti e indomabili. L’unica cosa che riesce a rappresentare è la psicolabilità di coloro che, affetti da sentimento profondo, annullano il loro essere e si lasciano soggiogare dall’altro, senza mezzi termini. La storia del cinema ne sarà anche piena ma Anderson riesce a raccontarlo con una tale naturalezza che anche la sottomissione più angusta diventa quasi un gioco di potere; The Master è un altro esempio congruente al soggetto esplicato.

 

Ora, vero è che Daniel Day-Lewis è immenso, e come spesso accade per i grandi del cinema, sembra quasi che ormai da lui non ci aspetti altro e che anzi non possa permettersi di sbagliare. Come a dire, sei bravo, il  migliore, e continuerai ad esserlo nonostante ciò non faccia più notizia. Ci limitiamo ad apprezzarlo senza poi elogiarlo, almeno non quanto esaltiamo l’intensità di Vicky Krieps, sconosciuta da noi ma ben nota nella sua nazione dove ha già preso parte a non pochi film. Guardandola si ha l’impressione che Alma le sia penetrata fin dentro le ossa, traspare dallo sguardo vitreo e impassibile; la si riconosce dietro ogni gesto, ogni ghigno e affianca Day-Lewis senza abbassare mai lo sguardo, senza ridurre l’intensità e la profondità di interpretazione che finisce per sembrare un gioco di forze che vincono entrambi. Accoppiata più che vincente, chapeau a P.T. per averci visto lungo.

 

Il resto del buono che c’è lo fanno i costumi e le ambientazioni. La ricostruzione storica è veritiera da mozzare il fiato. I dettagli sono minuziosi e consentono agli attori di destreggiarsi tra gli ambienti in modo da sentirsi parte del tempo che rappresentano. Poi altro non c’è.

 

Paul Thomas Anderson tesse la trama senza errare ma sembra poi incapace di rappresentarla, forse incantato dal mondo che egli stesso a creato, sembra infatti assopito, privo della verve necessaria a rendere un buon film un capolavoro.

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