Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
Farsetta squinternata che sfrutta una serie di luoghi comuni e di elementi facili della commedia italiana di quegli anni: c'è il Buzzanca sudista in trasferta al nord; il Buzzanca sessuomane; la barzelletta sull'ambiente di lavoro operaio; le disavventure dell'italiano all'estero; la satira all'acqua di rose sugli industriali ed in generale sul sistema capitalista. Tutto questo condito con la classica storiella di vampiri; peraltro è curioso notare come Fulci sterzi leggerissimamente verso l'horror (diciamo che gli fa l'occhiolino), genere al quale di lì a poco si dedicherà quasi eslusivamente. E che in sceneggiatura troviamo anche la firma di Pupi Avati, altro autore che ha un buon rapporto con il genere. Inoltre gli autori sono il regista stesso, Mario Amendola e Bruno Corbucci: la solita manica di nomi non proprio esaltanti che imperversava in quegli anni nella nostrana commedia. Al di là di questo troviamo un sempre bravo Buzzanca in una parte scritta addosso a lui ed un buon cast al suo servizio, a partire dalla moglie-Sylva Koscina per arrivare a Brazzi, la Orfei, la Coluzzi e, in un cameo sconclusionato, troviamo anche Ciccio Ingrassia. Non è fra i migliori nemmeno nel filone buzzanchesco del periodo. 3,5/10.
Industriale siculo trapiantato - con successo - in Brianza va in viaggio di lavoro in Transilvania. Incontra Dracula in maniera molto ravvicinata e, al ritorno in Italia, comincia a sentire sete di sangue. Costringerà così i suoi dipendenti alla donazione.
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