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Lady Bird

Regia di Greta Gerwig vedi scheda film

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La recensione su Lady Bird

di mck
8 stelle

Proclama il suo nome. Declama la sua città. Dichiara la propria indipendenza.

 

"Scusa, non sono ancora una persona vera." - Frances Ha(lladay) - Greta Gerwig / Noah Baumbach - 2012 

 

 

• Bye Bye Birdie on the Wire.

“...'cause I've got one hand in my pocket / and the other one is hailing a taxi cab.” - Alanis Morissette

È sempre la solita storia, la casa, il paese, c'è chi ci rimane, a ingrigire, a gemmare, a incarognirsi, a sbocciare e fiorire, a invecchiare, a maturare, c'è chi vi ritorna, ancora in forze e pronto per mettersi in gioco con un compromesso adulto, e c'è chi viene colto nell'atto di andarsene, e mentre se ne va, da subito ci ritorna col pensiero...(ri)pensandoli diversi, la casa, il paese: la Central Valley californiana (zona depressa - nel senso di situata a 9 metri sul livello del mare pur essendo, cinta da catene montuose, situata a più di 100 km dalla costa oceanica e dalla baia di San Francisco - di origine tettonica ricoperta dalla molassa di rocce sedimentarie derivata dall'erosione delle montagne che la circondano), il Somerset inglese, l'Appennino tosco-emiliano, l'Africa sub-sahariana… 

 

 

• “The top options so far: Cities of the World, Eternal Flame, and Movies!”

“Anybody who talks about California hedonism has never spent a Christmas in Sacramento.” - Joan Didion

2002-2003, agli albori dei “tracking device” (e dei solitari Microsoft su Windows XP), Christine - autoribattezzatasi “Lady Bird” (come la moglie di LBJ, 36° presidente degli U.S.A. e come la filastrocca di Mamma Oca, già utilizzata da Ken Loach) - McPherson, che deve interpretare la Tempesta ne “la Tempesta”, passa dal liceo all'università, dalla west alla est coast, mentre poco prima, nei dintorni di cambio di secolo e millennio, altre vite adulte prendevano forma, ovvero: una filmografia: “Rushmore” (Wes Anderson, 1998) - presente letteralmente, sotto forma di poster nella camera della protagonista -, “Pecker” (John Waters, 1998), “Election” (Alexander Payne, 1999) e “Ghost World” (Terry Zwigoff, 2001).  

 

"...'cause I've got one hand in my pocket / and the other one is flicking a cigarette..."

 

“She looked up and across the barn, and her lips came together and smiled mysteriously.”
Bibliografia: audiolibro su musicassette nello stereo in automobile: John Steinbeck - “the Grapes of Wrath” ('39); citazione in esergo: Joan Didion - “Staking Out California” (intervista di Michicko Kakutani - the New York Times, '79); citazione diegetica: Howard Zinn - “A People's History of the United States” ('80). 

 

 

“A Play is a Play” («Save a Horse, Ride a Cowboy»).

- Miss Patty assigned you a role, by the way. You just never showed up to claim it.
- What role?
- "The Tempest".
- There is no role of "The Tempest".
- It's the titular role!
- No, it's a made up thing so we all can participate.
- You can't do anything unless you're the center of attention, can you?

Attrice, sceneggiatrice e regista, Greta Gerwig, classe 1983, musa e complice del mumblecore duro e puro di Joe Swanberg (col quale aveva già debuttato dietro alla MdP - stando anche davanti ad essa e ad un foglio di carta - nel duale esperimento, rispettante e rispecchiante il letterale lasso di tempo intercorso tra le due parti in cui è suddivisa l'opera - la distanza di una ellittica rivoluzione terrestre attorno al Sole -, costituito da “Night and Weekends”, suddividendosene in parti diseguali - lei dei frammenti - il lavoro) & Co., prima, e di quello in stile Alex Ross Perry, ma più mainstream, di Noah Baumbach (suo compagno, col quale scrisse e per il quale interpretò due pre-s(id)equel - che quindi già esistono, anche se l'autrice ne ha preannunciati altri 2 o 3 - al suo esordio preso qui in esame, ovvero “Frances Ha” e “Mistress America”, che lavoravano sul suo contemporaneo e non gettavano analetticamente lo sguardo sulla genesi dell'eradicante distacco dalle sue origini nel mentr'era in atto come invece andrà ad accadere per “Lady Bird”), poi, intercalando inoltre a queste esperienze altri ruoli da co-protagonista per Woody Allen (“To Rome with Love”) e Todd Solondz (“Wiener-Dog”), dirige qui il suo primo assolo, compilando un sillabario di formazione artistica, amorosa e comportamentale, in vicendevole complicità con Saoirse Ronan, in un'impressionante e vicendevole logo-fisio-biomimesi. Niente di più, niente di meno.

 

 

• Dedicato a Marion, la madre di Christine/LadyBird (e di Sheldon Cooper).

«Alcune donne erano su posizioni radicali, socialiste, anarchiche, ma più numerose furono quelle che parteciparono alla campagna per il voto. Al movimento suffragista aderirono reduci di lotte sindacali come Rose Schneiderman, del sindacato dei lavoratori dell'abbigliamento (Garment Workers). Durante un'assemblea presso la Cooper Union, a New York, rispose così a un politico secondo il quale le donne, ottenuto il voto, avrebbero perso la loro femminilità:
“Nelle lavanderie, le donne […] stanno in piedi per tredici o quattordici ore in mezzo a un vapore e a un calore terribili, con le mani immerse nell'amido caldo. Certo queste donne infilando una scheda in un'urna una volta all'anno non perderebbero più bellezza e attrattive di quelle che probabilmente smarriscono durante tutto l'anno nelle fonderie o nelle lavanderie".»
Howard Zinn - “A People's History of the United States (1492-Present)” - 1980 e successive edizioni ampliate

Qualcuno si ricorda di “Daria” (1997-2002), lo spin-off ad opera di Glenn Eichler e Susie Lewis Lynn del “Beavis and Butt-Head” di Mike Judge? Ecco, “Lady Bird” re-inizia da lì, non solo temporalmente.
Saoirse Ronan (“Atonement”, “the Lovely Bones”, “the Way Back”, “Hanna”, “Byzantium”, “the Host”, “How I Live Now”, “Gran Budapest Hotel”, “Lost River”, “Brooklyn”, “On Chesil Beach”) innerva il film di sgangherata luminosità; Laurie Metcalf (donna di teatro e di televisione: "Roseanne", "the Big Bang Theory", "Horace and Pete") e Tracy Letts [uomo di teatro, di cinema e di Carrie Coon: autore, tra le altre, delle pièce "Killer Joe" ('93) e "Bug" ('96), traslate poi in pellicola sul grande schermo da W.Friedkin, e talvolta attore di cinema, ad esempio anch'egli in "Wiener-Dog"] incarnano due interpretazioni eterogenee [l'una più precisa e netta (in cui l'unico eccesso di retorica, presente nella scena del ritorno al check-in dell'aeroporto, è subito però stemperato dal finale della sequenza stessa), l'altra con maggior understatement] ed omogeneamente potentissim'entrambe; Lucas Hedges e Timothée Chalamet (i loro caratteri sono semplificat(or)i e prevedibili: stereotipo gay e stereotipo zecca-pariolino) si barcamenano cercando di rimanere a galla dinnanzi al fronte d'onda ch'è Lady Bird; Beanie Feldstein (l'amica del cuore) è un'ottima scoperta, e interagisce ottimamente con la protagonista: suo è il personaggio più solondziano, ma "Lady Bird" non è "Welcome to the Dollhouse" né "Palindromes"; Lois Smith (suora/insegnante/istitutrice/preside) lascia il segno con la sua pinguina, così come Stephen McKinley Henderson (prete/insegnante); chiudono il cast Jordan Rodrigues (fratello), Marielle Scott (fidanzata del fratello) e Odeya Rush (amica upper class), che fanno il loro dovere. 

 

 

Fotografia di Sam Levy (quasi sempre Gerwig-centrico: “Wendy and Lucy”, “Green Porno”, “Frances Ha”, “While We're Young”, “Mistress America”, “Maggie's Plan”). Montaggio di Nick Houy (“The Night Of”, “Billions”, “Mid '90s”). Musiche di Jon Brion (quasi tutto PTA prima di Jonny Greenwwod - “Hard Eight”, “Magnolia”, “Punch-Drunk Love” -, e: “Eternal Sunshine of the Spotless Mind”, “Synecdoche, New York”, “the Future”, “Wilson”). 

 

 

• Where I Was From.
E se ne va in una città a quattromila chilometri.

E se ne va in una città a quaranta chilometri, e se ne va in una città a venti chilometri,
e se ne va in una città a settanta chilometri, e se ne va in una città a trenta chilometri.
Cos'è la giovinezza, in fondo, cosa doveva essere…
...che cos'è che tiene insieme il sistema solare e tutte 'ste famiglie.
Qui dove anche le rondini si fermano il meno possibile,
qui dove tutto mi sembra indimenticabile. 

 

Tutto già visto, in "Lady Bird", ma l'ora e mezza scorre, vola e passa d'un unico sorso e fiato, non senza lasciare traccia e sentimento di sé, e poche volte la middle class è stata raccontata così onestamente dal SUO PdV: "Lady Bird" è la giusta via di mezzo tra l'aleatorietà pastello di John Hughes e le-cose-così-come-stanno dell'imprescindibile Todd Solondz. 

 

 

Ha una mano in tasca, e con l'altra sta fermando un taxi.
Lady Bird, on sunday, from... San Francisco.
Ed ecco che invece Christine, scivolata verso Est per inerzia, proclama il suo nome, quello datole in dote dai genitori. Rinunciando però, ancor'almeno per un po', alle proprie radici ("Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti." - Cesare Pavese, “la Luna e i Falò”, 1949). Sino a che, allenianamente/manhattanescamente, infine declama anche la sua città, e pure d'essa ne pronuncia - audiovisivamente - il nome, attraverso il ricordo, quasi come una sommessa, amorevole imprecazione: “Sacramento!”.

Dichiara indipendenza. E comunque: "Aaaaaaaaaah!!!".

 

* * * (¼) ½ (¾)   

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