Espandi menu
cerca
Lady Bird

Regia di Greta Gerwig vedi scheda film

Recensioni

L'autore

alan smithee

alan smithee

Iscritto dal 6 maggio 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 318
  • Post 218
  • Recensioni 6676
  • Playlist 21
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Lady Bird

di alan smithee
6 stelle

Lady Bird.... ovvero: l'adolescenza che trabocca nell'età adulta senza preavvisi o una cauta gradualità, spiccando letteralmente il volo verso un precipizio dal quale si intravedono mille galvanizzanti opportunità, ma anche mille pericoli ed ansie per le oggettive difficoltà e responsabilità che si presentano tra l'orizzonte e l'abisso che fa seguito ad ogni eventuale caduta o fallimento.

Da una sorta di pseudo-autobiografia, l'attrice brillante e carina, ironica e prediletta dagli autori indipendenti americani, Greta Gerwig, si concentra nella regia di una sua storia di crescita e maturazione, che è stata in qualche modo simile alla sua: quando l'essere precoci, intelligenti, brillanti, finisce per risultare quasi un ostacolo al quieto vivere e corretto maturare degli eventi che portano eventualmente all'età adulta senza troppi rovinosi traumi.

La diciassettenne Christine PcPherson, per tutti e per sua scelta "Lady Bird", si prepara ad affacciarsi al mondo universitario, con ambiziosi propositi, che la allontanino una volta per tutte dalle atmosfere stagnanti della periferia di Sacramento, e dagli ambienti bigotti e conformisti del liceo cattolico nel quale si sta per diplomare.

Per acquisire più punteggio in modo da ambire ad una università di prestigio, la ragazza, in eterno conflitto all'interno di una famiglia un pò bizzarra (madre con tendenze maniacali, se non ossessive, padre depresso e infine, pure disoccupato, fratello adottivo con fidanzata a carico, freddo e distaccato come se l'estranea in famiglia fosse proprio Lady Bird), si innamora di uno dei ragazzi attori, suo brillante partner danzante e canterino.

Non sarà affatto tutto rose e fiori, quando le amarezze amorose, i tradimenti inerenti amicizie ritenute erroneamente intramontabili e a prova di bomba, le tanto attese e poi deludenti prime esperienze sessuali, e la scoperta di ciò che tormenta i genitori, quasi in stato di indigenza - apriranno gli occhi alla giovane, permettendole di arrivare al traguardo dei fatidici 18 anni con meno fantasie,meno sogni idealizzati e privi di futura compiutezza, ma più consapevolezza di sé e delle reali possibilità che la vita potrà offrirle di lì a poco.

Accolto da ovazioni, nomination e premi sin esagerati, che precedono le ufficialità degli Oscar lanciando il film piccolo ed indipendente come uno dei più curiosi outsider di quest'anno presso la cerimonia di premiazione dell'Academy, Lady Bird si rivela a tutti gli effetti una commedia spigliata e sofisticata che conta soprattutto su una valida sceneggiatura, perfettamente sulle corde della giovane attrice Gerwig, qui regista e sceneggiatrice, impegnata a raccontare una sorta di versione alternativa e parallela di se stessa, a quanto dichiarato piuttosto aderente a quelle che furono realmente le proprie dinamiche di crescita e raggiungimento della maggiore età. 

Posto che la 24enne lanciatissima Saoirse Ronan, brava e meticolosa come è riuscita quasi sempre ad apparire in precedenza, appare fisicamente poco credibile come 17enne, è in realtà la ottima caratterista Laurie Metcalf, la vera e sola a meritarsi tutta questa attenzione critica e mediatica: la sua Marion PcPherson, donna turbata, stressata, irascibile ed indecisa se raccontare la verità sullo stato psichico e morale del marito agli altri evasivi o distratti membri di quella scombinata famiglia, è la vera e sola ragione per cui Lady Bird potrebbe ambire ad un meritato Oscar (quello all'attrice in qualità di migliore interpretazione non protagonista femminile).

Il resto di questo spigliato ed arguto racconto di formazione - in cui appare anche, nel ruolo del seduttore musicista bello e tosto per esigenze quasi istituzionali e di pura apparenza, il lanciatissimo Timothée Chalamet di "Chiamami col tuo nome" - finisce per dare forma ad una commedia non certo straordinaria, ma almeno piacevole ed intelligente, che riflette con apparente leggerezza, ma in fondo estrema lucidità, su tematiche tutt'altro che banali, quali la crisi economica alle porte, il disagio ed il senso di inferiorità di chi appartiene alle immense periferie di un'America ambiziosa ma anche elitaria ed irraggiungibile, soprattutto per chi si trova, logisticamente ed economicamente confinato tra le lontanissime emarginazioni della provincia tutta orizzonti lontani, se non irraggiungibili come chimere.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati