Regia di Greta Gerwig vedi scheda film
Uno buon film ben costruito, che scorre facendosi seguire con piacere. Segno che Greta Gerwig sa bene cosa e come raccontare: l’adolescente che deve imparare a camminare da sola e che da “Lady Bird “deve diventare per forza Christine McPherson, affrontando il futuro che l’aspetta, lasciando la provincia per la città.
Un bel film, delicato come possono essere solo i racconti di formazione delle ragazze, dei loro problemi di crescita e del rapporto emozionale con le altre persone, che siano familiari o amiche, nel periodo più difficile della loro maturazione. Un film scritto e diretto molto bene, con mano gentile, da quella ragazzona che è Greta Gerwig, non nuova a questi exploit ma qui in maggiore evidenza. Lei, nata proprio a Sacramento in California dove è ambientata questa storia, ha sempre avuto una certa predilezione per storie di questo genere, degli aspetti più particolari del mondo femminile, senza mai essere invadente, senza mai cercare cose eclatanti, anzi sempre parlando di storie comuni, di problemi concreti quotidiani della sfera femminile. Sia recitandovi (vedi Il piano di Maggie - A cosa servono gli uomini, o Mistress America) sia firmandoli come sceneggiatrice e due volte come autrice completa, sempre con uno stile che è diventato molto personale, sottotono e intelligente. Anzi direi intelligentemente sottotono, senza però mai mancare di incisività e umanità.
E la scelta per il ruolo di protagonista per questa sua personale opera è caduta su un’attrice in forte ascesa e molto adatta alle sue sceneggiature, Saoirse Ronan (“siurscia”!), che ha in sé quelle doti necessarie per esprimere al meglio quell’aria timida ma volitiva delle donne delle sue storie. Ragazza che di talento ne ha da vendere, come la regista. Se in precedenza la Gerwig rappresentava giovani ragazze che cercano la propria via nella vita, che annusano l’aria del mondo che le circonda, che provano nuovi rapporti con l’altro sesso con circospezione, qui Christine, o “Lady Bird” come vuole farsi chiamare da tutti, compreso i familiari, è una vivace quasi diciottenne che non vuole sottostare alle scelte dei genitori e tra piccoli gesti di ribellione e timidi colpi di testa in ambito scolastico e non, è alla caccia delle sue scelte. E del suo futuro. Quel futuro ormai prossimo quando arriva il momento di scegliere il college, momento ovviamente importante e decisivo nella gioventù.
Come spesso ci narrano queste storie i genitori hanno notevole importanza nella decisione finale e Lady Bird ha due genitori con comportamenti differenti: la mamma dal carattere poco espansivo che fa fatica a mostrale i sentimenti di cui un’adolescente ha estremo bisogno, mentre il papà è molto affettuoso e fa da tramite fra le due donne, è il collante necessario nel tira e molla dei difficili rapporti tra madre e figlia. Per fortuna della ragazza e per fortuna nostra di spettatori loro non sono una coppia dipinta come oggetti estranei e antipatici, lontani dalla storia come due comparse, ma hanno invece un ruolo determinante ai fini della trama. La regista dedica loro molta attenzione così da poter conformare il carattere in maniera precisa fino a farli diventare a tutti gli effetti dei comprimari di primo piano. Due bei personaggi, come di rado accade nei racconti di formazione, a cui invece in questo caso vengono affidati due ruoli di spessore umano, uno a Tracy Letts (più noto come sceneggiatore: I segreti di Osage County, Killer Joe) e l’altro alla brava Laurie Metcalf. Da notare anche la presenza del sempre più in evidenza Timothée Chalamet, che ha il perfetto physique du rôle per il giovane bohémien che va controcorrente.
A parte va considerata ancora l’ottima prova della Ronan, bravissima a vestire i panni di una adolescente piena di sogni come deve essere a quella età, nonostante i suoi attuali 24 anni, ma in questo viene aiutata dal suo esile fisico e dal suo ovale che sembra ancora uguale al viso della ragazzina di Amabili resti e che invece seppe adeguare alla matura e responsabile giovane dell’eccellente Brooklyn. È sicuramente una ragazza che crescerà sempre di più artisticamente e la ammireremo ancora.
Un vero romanzo di formazione quindi con tutti i topoi del genere: dall’ambiente scolastico - nido di tutte le storie adolescenziali - a quello familiare dove ci si sente incompresi, al primo amore, fino alla scoperta del sesso e della problematica omosessuale. Uno buon film ben costruito, che scorre facendosi seguire con piacere. Segno che Greta Gerwig sa bene cosa e come raccontare: l’adolescente che deve imparare a camminare da sola e che da “Lady Bird “deve diventare per forza Christine McPherson, affrontando il futuro che l’aspetta, lasciando la provincia per la città.
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