Regia di Akira Kurosawa vedi scheda film
Rapsodia in agosto è un film realizzato velocemente e con non moltissimi mezzi, ma il risultato è sorprendete e accattivante. Lo stile realizzativo è scorrevole, leggero e silenzioso e con poche parole e leggere musiche trasmette emozioni grandissime. Il film mischia la storia di una vacanza estiva di quattro ragazzini e il ricordo morboso di una catastrofe. Non è un film che accusa o che vuole polemizzare, non è un film contro l’America e non è una ricostruzione accurata dell’esplosione o dei posteri. Tramite suggestioni, scene toccanti e lunghi silenzi accompagnati solamente dal suono o dal paesaggio della natura Kurosawa invita a non dimenticare quello che non si può dimenticare e a denunciare la guerra in generale con la sempre incombente paura della bomba atomica. Il resto del film parla del rapporto tra la vecchia Kanè e i quattro giovani ragazzini: loro sono ingenui, hanno bisogno di insegnamenti, ma non scolastici, di vita affinché possano affrontare un futuro all’insegna dell’armonia e dell’amore. Sembra un Estate noiosa e infinita, ma i quattro scopriranno la storia reale della bomba atomica e grazie ai racconti veritieri o inventati, non ha alcuna importanza, a sognare e a vivere la vita in simbiosi con la natura. Due sono le scene da mettere in evidenza, entrambe di forte valore simbolico: l’ultima, forse la parte meno ottimista del film, nella quale i giovani inseguono la vecchia che scappa nella pioggia con il suo ombrello per andare a salvare suo marito. L’altra è quella delle formiche: il piccolo Shinjiro viene attratto da una processione di formiche che, attraversando un sentiero sabbioso, si arrampicano lentamente lungo lo stelo di una rosa stupenda mentre i fedeli stanno cantando “La vita nell’aldilà è una cosa meravigliosa”. L’uso della cinepresa, oltre che alla perfezione della scena delle formiche, è molto elegante grazie ad una quasi totale assenza di movimento (della cinepresa) e alla collocazione in basso
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