Regia di Raffaello Matarazzo vedi scheda film
"Catene" è l'anima della canzone all'italiana tradotta in film. Quello di Matarazzo è un cinema al servizio di un sogno: il sogno di un'Italia disillusa dal neorealismo, che esprime un rigurgito di romanticismo, sottoforma di un novello "Sturm und Drang" in versione popolare. La nazione uscita a pezzi dalla guerra vuole credere che anche tra la gente comune le passioni amorose possano essere così forti ed il senso morale così profondo da scatenare drammi sanguinosi e dilemmi laceranti, tanto da tramutare il marito mite e sorridente in un assassino, e spingere la moglie fragile e insicura ad un eroico sacrificio. Il pubblico assetato di illusione accoglie come leggendaria la recitazione irrealmente languida della coppia Nazzari-Sanson, che resterà sempre uguale a se stessa, a dispetto della varietà dei ruoli interpretati nei successivi episodi. Il mito della fedeltà, dell'integrità e della persistenza dell'amore ben si concilia con questa fissità dei personaggi, che ricorda la rassicurante invariabilità dei protagonisti senza tempo dei fumetti e dei serial televisivi. Questo film merita un giudizio positivo non perché sia artisticamente pregevole, ma perché riesce ancora, a distanza di tanti anni, a rendere la viva testimonianza di un momento storico, pur mantenendosi del tutto indipendente dai movimenti culturali della sua epoca. È questo "essere a modo suo" che fa di "Catene" il capostipite di un genere a sé stante, che ha attraversato la storia del cinema nostrano con il breve, irripetibile luccichio di un lampo.
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