Regia di Raffaello Matarazzo vedi scheda film
Il morboso convenzionalismo d'"onore", esemplare -sin di recente- del chiuso mondo qui evocato, l'estethos rurale,se non quello piccoloborghese, ha risolto da noi con virtù proprie,felicissima evoluzione di un mondo, agrario italiano, d'altri più sereno; or scevro di femminicidi e altre gelosie di sangue.
Fumettone à cliché nei reagenti divistici della coppia Nazzari/Sanson. In precedenza, Matarazzo si era dato da fare, giovanissimo, per lanciare, con fresco appeal "realistico", un nuovo tipo di Cine (vedi la sua graziosa opera prima Treno Popolare, del 1933); ma ignorato da pubblico e critica, dopo il suo ritorno dalla Spagna (ove riportò al successo Francesca Bertini) cominciò a sfornar per anni questo "genere"; modesti melodrammi; dando al popolino svaghi "di maniera" opportuni a primitive attese del suo ingenuo ma assai remunerativo consenso. La formula dell'amor di coppia contrastato, ov'è la donna a pagar, di norma, per colpe ancestrali o incipienti, vere o convenzionaolmente presunte, che la coinvolgono senza spiragli per lei di riscatto, gemma sì su stilistici dati e paesistici d'anteriore Neorealismo d'autore, scuola già in crisi al tempo dell'uscita di questo film; ma incatena i drammi esistenziali dei protagonisti in un quadro di rapporti sociali -di ritmi cognitivi- rappresentativamente ancor fermo al cliché di matrice piccolo-borghese tardo ottocentesca(coltura che non ancora aveva assimilato la lezione, epocale, di Ibsen):"qualche elettrodomestico, il telefono, l'automobile sono gli unici segni di appartenenza a un Paese invece in rapida crescita; [v'è] il trionfo di una cultura ormai marginale e condannata alla progressiva sparizione" (G. P. Brunetta). Con Catene e di seguito Tormento (1950), I Figli di Nessuno (1951), Angelo Bianco (1955), Raffaello Matarazzo è stato l'elettivo precursore delle già più elementari telenovelas d'anni 70/'80 affioranti il divismo della conturbante Veronica Castro: rappresentativa, con "Mariana", di caratteri individualisti, liberatori, ma antifemministi...
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