Regia di Henri Verneuil vedi scheda film
Un antesignano di "Dunkirk".
Continuo a scrivere che quello di Henri Verneuil è cinema popolare, che non è cinema d’autore, ma eccomi qui ad esprimere la mia nona opinione positiva su un suo film. Le peripezie di uno sparuto gruppo di soldati francesi, intrappolati insieme a migliaia di commilitoni e circa duecentomila soldati inglesi sulle spiagge settentrionali di Francia e del Belgio nell’estate del 1940, sono raccontate con toni che oscillano tra dramma e commedia, in una cornice altamente spettacolare. La mescolanza di generi può lasciare perplessi. Si passa disinvoltamente dal dramma dei continui attacchi aerei sulla spiaggia dei disperati alle rocambolesche avventure di Jean-Paul Belmondo e dei suoi tre compagni di brigata, fino alla storia d’amore con finale tutt’altro che lieto. I tre registri (film bellico, commedia e melodramma) sono tuttavia trattati con mestiere. Le scene di massa, con i bombardamenti e le raffiche di mitragliatrici, le vedute aeree delle esplosioni in riva al mare hanno l’efficacia e lo smalto delle grosse produzioni americane degli stessi anni. Il lato commedia è affidato all’esperto Jean-Paul Belmondo, come sempre atletico, scavezzacollo e seduttore, ma meno istrionico del solito. Lo affiancano e sostengono brillantemente un toccante François Périer, perdutamente innmorato della moglie lontana e destinato ad una triste fine, Jean-Pierre marielle, sacerdote/soldato, saggio e roso da dubbi, Pierre Mondy (il commissario Cordier, per intenderci), buon “viveur”, burbero e spiritoso. Una giovane e splendida Catherine Spaak ci porta infine alla storia d’amore. Inevitabilmente, l’attrice belga (valorizzata molto più in Italia che in Francia e in Belgio) finisce tra le braccia dell’aitante Bebel, ma l’esito della vicenda è tragico.
Certo, è cinema popolare, è il classico film che fa registrare oltre tre milioni di spettatori alla sua uscita nelle sale francesi, ma è cinema vivo, senza pretese e ben fatto.
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