Regia di Eric Toledano, Olivier Nakache vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE – FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2017 – SELEZIONE UFFICIALE
Una festa richiede, a qualsiasi livello, un minimo di organizzazione di fondo che necessita pianificazione e almeno un minimo di programmazione.
Se c’è bisogno di organizzare cerimonie, banchetti, feste di matrimonio o altri eventi di grande rilievo, scegliere Max significa assicurarsi un servizio impeccabile e professionale che, unito a scorci prestigiosi, consentono ai protagonisti di celebrare il loro avvenimento con successo ed ammirazione generale da parte degli invitati. Ma cosa si nasconde dietro l’impeccabilità e l’efficienza di tale complessa e sfaccettata macchina tattica? “Le sens de la Fete” (il titolo “italiano” è un incitamento alla banalità) prova a spiegarcelo e, grazie all’ironia ed al senso del ritmo della ormai collaudata coppia registica di successo Toledano/Nakache, il risultato finale risulta divertente e piuttosto esaurientemente convincente.
La vicenda ci trasporta, dopo un epilogo di presentazione in cui il nostro Max ci fa capire quale sia la propria indole, accondiscendentecerto, ma fino ad un certo limite, nei pressi di un prestigioso castello d’epoca, teatro delle nozze tra un capriccioso giovane manager e la sua docile e remissiva promessa sposa.
Tanta è la megalomania dello sposo, spocchioso e presupponente, paradossale e prolisso nelle sue manie di grandezza, tanto è caustico lo stile del nostro organizzatissimo Max che, pur funestato da ogni tipo di problematiche, anche personali (sta vivendo un momento sentimentalmente incerto con la sua compagna, ed ha pure perso la patente, rimanendo costretto a spostarsi con una piccola utilitaria biposto elettrica), sarà in grado di affrontare anche la più incredibile e malaugurata delle sfortune, riuscendo ad ovviare o a trovare una soluzione ad ognuno dei milel inconvenienti e delle mini-catastrofi che lo coinvolgeranno in quella concitata e complicata serata di festeggiamenti.
Strutturato come un film corale, inframmezzato da una coralità di personaggi di contorno che ruotano tutti attorno alla figura carismatica ed accentratrice di Max (l’ottimo, ironico, impareggiabile Jean-Pierre Bacri, Le sens de la fete si carica di un ritmo che risulta ben distribuito anche nel corso delle quasi due lunghe ore di durata del film… e della cerimonia che ne scandisce lo sviluppo della storia.
Personaggi cult: Gilles Lellouche, cantante “tombeur des femmes” in caduta libera, demodé e kitch più che mai, che intona Ramazzotti inventandosi un linguaggio di suoni gutturali esilarante, ed in grado di duettare con la sua rivale di colore, dando vita a siparietti irresistibili. Non gli è da meno l’ottimo e perennemente insicuro Vincent Macaigne, letterato disoccupato che sbarca il lunario facendo saltuariamente il cameriere, devastato dall’imbarazzo quando scopre che la sposa è una sua ex fiamma e costretto per orgoglio a dichiarare di essere un invitato, della lista dei parenti dello sposo.
Una cerimonia che si carica persino di suspence, oltre che di sano divertimento, fino ad un finale letteralmente “col botto”, tra svolazzate pindariche, artificiali, ma anche reali, effettive, incontrollate, buffissime, a suggellare la follia megalomane di uno sposo svitato, ma ricco, e dunque sicuramente da accontentare, seppur con moderazione.
Senso del ritmo, ironia, studio intelligente di un divario di classe che sfocia nel grottesco - se si vuole tralasciare (e per una volta si può fare) la drammaticità di fondo della questione - del dilagare di un cattivo gusto imperante, senza controllo, ma almeno proficuo per chi deve imbastire ed organizzare tutto quanto, impostando un palinsesto da teatro dell’assurdo che provoca entusiasmi e apprezzamenti unanimi e spassionati.
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