Regia di Eric Toledano, Olivier Nakache vedi scheda film
Max, organizzatore di matrimoni di lusso, deve gestire la complessa brigata alle sue dipendenze (cuochi, camerieri, fotografi, musicisti..) dal mattino fino all'alba del giorno successivo al matrimonio.
Olivier Nakache e Éric Toledano sono da qualche anno la coppia d'oro del cinema popolare francese: esplosi a livello globale con Intouchables (titolo anestetizzato da noi in Quasi amici), al punto di far recuperare dalla distribuzione internazionale il loro precedente Tellement proches, si sono specializzati in commedie dal retrogusto amarognolo e sociale, ma alla fin fine rassicuranti (da recuperare almeno l'ottimo Hors normes con un più che valido Vincent Cassel).
In Le Sens de la fête (titolo certo più puntuale dell'anonimo e poco mirato titolo internazionale C'est la vie, da noi ulteriormente integrato da Prendila come viene per venire incontro alle nostre capacità mentali) si nota la potenza di fuoco che hanno ormai raggiunto con un comparto tecnico di primo piano (Isabelle Pannetier ai costumi, David Chizallet alla fotografia, il compositore jazz israeliano Avishai Cohen alla colonna sonora) e soprattutto un folto cast (come un film corale come questo necessita) composto da attori di prim ordine.
Su tutti il grande Jean-Pierre Bacri, da sempre il perfetto uomo comune in perenne lotta contro le asperità della vita nel quale è impossibile non identificarsi, una sorta di Verdone (nella sua veste amara) meno comico e più disilluso, purtroppo in una delle ultime interpretazioni prima della sua prematura scomparsa nel 2021. Poi Vincent Macaigne (anche qui come quasi sempre nelle vesti del dimesso demolitore), Gilles Lellouche (il cantante della serata, caciarone ma che mostra il suo lato sensibile man mano che la serata - e la coesione del gruppo - avanza), Jean-Paul Rouve (il fotografo approfittatore sulla strada verso la rovina personale), Eye Haïdara (la determinata assistente del capo, non però esente dalle sbandate sentimentali), Suzanne Clément (l'amante di Max in crisi), tutti nomi di un certo peso e ben orchestrati all'interno del racconto.
Un film ben construito quindi (come la festa per un matrimonio di lusso) dove il particolare di questo mondo ristretto si fa metafora del tutto, della vita con le sue piccole/grandi gioie e drammi e le sue inevitabili epifanie, un film in compagnia del quale, pur senza raggiungere particolari vette, si passano un paio di piacevoli ore.
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