Regia di Kenneth Branagh vedi scheda film
Il cinema, come la vita, è fatto di scelte, e quelle di Kenneth Branagh sono perlomeno infelici. Confrontarsi con il capolavoro di Sidney Lumet può essere frutto di presunzione, di superbia, ma dipende sicuramente anche dalla follia, perché nel paragone il Nostro ne esce sonoramente battuto. Stravolge la storia, mantiene quattro nomi dei dodici "cospiratori" e cambia i restanti otto, cancellando addirittura anche il personaggio che valse a Ingrid Bergman l'Oscar per la Migliore Attrice non protagonista. Trasforma il piccolo, grasso, calvo, imperturbabile e sottile detective belga in un nerboruto sanguigno lungocrinito aitante rissoso simulacro. Le modifiche alla vicenda così ben tessuta dalla divina Agatha Christie non si contano, in primis la ricostruzione del delitto, qui del tutto assente, ma purtroppo si va oltre , si sfocia anche nel ridicolo se si considerano i baffi di cui si orna il viso il protagonista, un orpello alla Robocop, e la patetica e discutibile scena madre presentata come l'Ultima Cena di Leonardo da Vinci. Anche gli attori ne escono tutti malconci, ad eccezione di Michelle Pfeiffer, che nonostante il pochissimo tempo datole a disposizione sforna un'interpretazione ammirabile, lei brava, bellissima e irriducibilmente affascinante anche a quasi sessant'anni.
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