Per ragionare sul tramonto delle ideologie e in particolare di quella comunista quasi a ridosso della caduta del Muro, arriva dalla Georgia la ricostruzione di uno degli episodi più noti della cronaca recente di questo paese. Gli ostaggi del titolo sono quelli del volo di linea sequestrato da un gruppo di giovani georgiani intenzionati a violare la legge, espatriandoin Turchia, Siccome il piano finì tragicamente con la morte di alcuni dei passeggeri e la condanna a morte degli assalitori, "Hostages" fa dimenticare le sua funzione testimoniale in virtù di un'inesorabilità da cinema noir. Sarà forse per questo che la cosa più interessante del film è quella di cogliere la fine di un'epoca attraverso l'insanabile frattura esistente tra le vecchie generazioni, colpevoli di non aver lottato contro gli aspetti più retrivi del regime comunista e le nuove, desiderose di emanciparsene mediante l'affermazione della propria individualità. Nel farlo il regista Rezo Gigineishvili mette in scena una sorta di delitto e castigoper la logica ferrea del giudizio finale ma anche per la presenza di una serie di figure comequella del prete corruttore di menti giovanili e dell'esistenza idealisticae delirante dei ragazzi, uomini e donne,responsabili del misfatto. Peccato che un simile paragone si sfaldi di fronte a un'impostazione drammaturgia a tratti inesistente, al punto di vanificareIl portato tragico dell'assunto primario. Presentato all'ultimo festival di Berlino "Hostages" cosi' a metà del guado.
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