Regia di Ferenc Török vedi scheda film
In occasione del prossimo 27 gennaio ricorrenza del Giorno della memoria, giorno in cui nel 1945 l’Armata Rossa entrò ad Auschwitz, Rai Storia ha lodevolmente mandato in onda il film “1945” di Ferenc Törok.
Il film narra lo scompiglio e la rottura degli equilibri (in realtà instabili e menzogneri)fra gli abitanti di un paese immerso nella campagna ungherese, provocato il 12 agosto 1945 dall’arrivo di due ebrei, i cui correligionari, probabilmente parenti, furono denunciati ai nazisti, su istigazione del notaio/sindaco, dagli abitanti del paese per impossessarsi dei loro beni.
Fra i molti film sull’Olocausto questo si distingue perché non rappresenta direttamente l’orrore della deportazione e dello sterminio, ma lo rende immanente alla realtà quotidiana della gente comune, estranea a sovrastrutture politiche o ideologiche. Quello che emerge è la profonda diffusione del male, qui inteso come avidità, ipocrisia, opportunismo e vigliaccheria, del quale l’Olocausto è il punto di arrivo, il limite di un percorso oltre il quale non pare possibile andare, ma il cui punto di partenza non ha nulla di eccezionale: discende, infatti, dalla quotidianità di chi nella vita persegue unicamente i propri interessi incurante degli effetti del proprio comportamento. I semi dell’obbrobrio sono sempre pronti a germogliare se si dovessero verificare le condizioni che rendano il terreno fertile.
Il film è di ottima qualità, sia per l’interpretazione sia per la qualità registica che per l’impatto visivo: è stato girato in uno splendido bianconero e con un montaggio mobile e fluido. Ritengo che le scene di maggior forza e impatto siano quelle che ritraggono i due ebrei che con il loro incedere solenne ma inesorabile e i loro vestiti neri risaltano in campo lungo e lunghissimo sulla campagna circostante (mi ricordano analoghe scene di Jancsó) e il finale in cui il treno partito con il ragazzo per un altrove più morale che fisico riempie l’aria con il suo fumo nero che ricorda i forni crematori e simboleggia l’animo dei paesani.
Il film è bello ed importante perché ci spinge a pensare non solo a ciò che è avvenuto ma a ciò che siamo e che potremmo diventare.
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