Regia di Philippe Van Leeuw vedi scheda film
La pellicola è pregevole, le interpretazioni di buon livello, in particolare quella della protagonista, l'ambientazione è claustrofobica, scenografia ridotta all'osso, il soggetto potrebbe anche essere adattato per una rappresentazione teatrale. Nulla da obiettare sulla fotografia, sul montaggio e sulla regia. Si tratta quindi sostanzialmente di una tragedia, ma il problema è che, al contrario delle tragedie greche, non ha affatto una funzione catartica. Il senso ultimo non è liberare dalla coscienza l'amore, l'odio, il desiderio di vendetta, la rabbia, ma rendersi conto che l'aumento di "civiltà" materiale nel corso dei secoli è corrisposto al direttamente proporzionale aumento di inciviltà spirituale dell'uomo e della società. La vicenda è l'ammonizione che forse presto o tardi anche le nostre case saranno bersagliate dai cecchini e dalle esplosioni, però ci consola il pensiero che quando succederà saremo sicuramente già morti, saranno problemi dei nostri figli, nipoti o pronipoti, chissenefrega. Un memento mori che ci si può tranquillamente risparmiare.
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