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Pelle

Regia di Eduardo Casanova vedi scheda film

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La recensione su Pelle

di lino99
8 stelle

Estremo e tagliente

Il film più estremo ( e strano) presentato all'ultima Berlinale, opera prima dello spagnolo Eduardo Casanova, si mostra come una feroce ed esplicita critica sociale nei confronti dell'importanza che si attribuisce all'aspetto estetico, più decisivo nei rapporti di un qualsiasi comportamento o sentimento. Ciò viene applicato attraverso delle storie collegate tra loro che si susseguono alternandosi, quindi non autoconclusive: l'intreccio comincia nel 2000, anno in cui un uomo, mentre la moglie gli annuncia al telefono di aver appena dato alla luce il figlio, discute con la padrona di un bordello particolare, dato che ha un feticismo nei confronti delle persone deformate. 17 anni dopo vengono raccontate altre storie aventi sempre come comune denominatore e come fulcro la pelle: infatti c'è una povera giovane che si ritrova l'ano al posto della bocca, costretta a sopportare le terribili conseguenze mentre passeggia nel profondo desiderio di possedere un aspetto "normale; un diciassettenne che non riconosce come appartenenti al suo corpo le gambe, tentando in ogni modo di amputarsele, sull'esempio delle sirene, poiché a detta sua loro sono felici; una donna affetta da microsomia che vuole semplicemente un figlio, dimostrando che il senso della sua vita di sicuro non sia essere apprezzata dagli altri perché indossa il costume di un personaggio per bambini, ovvero una pelle non sua; una coppia col viso diverso dagli altri che comprenderà che la felicità non è la loro convivenza ma il perseguimento dei propri sogni e progressivamente saranno consci dell'inutilità e della forzatura del loro rapporto, messo a dura prova anche da un pretendente di lei; una prostituta cieca alla ricerca di chi metterà in secondo piano l'amplesso e impari a conoscerla e ad apprezzarla come persona, e non come oggetto. I protagonisti appartengono a quella categoria del monstrum inteso sia come "diverso" sia come "bestia" nel senso letterale del termine, dato che vengono inseguiti o per essere derisi, o come mero oggetto (economico/sessuale), oppure da malati, opposti a loro, deformati interiormente, non esteriormente. Casanova riesce a costruire un impianto narrativo molto efficace attraverso un grande ritmo e dialoghi interessanti e magnetici, grazie anche agli attori, che ci introducono in un mondo solo apparentemente pulito e ordinato, ma in realtà sporco e crudo; infatti mentre la scenografia è molto rosa, risultando molto graziosa, le situazioni sono piene di eccessi, tra scene di nudo e di sesso e anche un'evacuazione, nonché un trucco molto realistico, ma soprattutto sono tristi e in molti momenti commoventi, facendo immmedesimare lo spettatore nelle vite dei personaggi, a tal punto da indurlo a chiedersi se il suicidio sia l'unica via d'uscita da una vita così sfortunata. Per fortuna alla fine il regista mostra il suo lato ottimista, prendendoci in giro facendo pensare a dei brutti finali. Alla fine dunque il messaggio è profondo ed è rivolto a chiunque pensi che sia stato sfortunato in qualcosa. Solo alla morte non c'è rimedio, sembra volerci comunicare.

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