Regia di Thomas Lilti vedi scheda film
Per il terzo anno consecutivo Antoine, spinto da una vocazione alla quale non vuole rinunciare, frequenta i corsi preparatori all’ingresso alla facoltà di medicina. Benjamin da poco uscito dal liceo frequenta i medesimi corsi spinto dal padre chirurgo e da un fratello anch’egli studente di medicina. I due fanno subito amicizia e iniziano a condividere le estenuanti ore di studio in preparazione al test d’ingresso.
Thomas Lilti prima medico, successivamente regista e ora nuovamente tornato alla sua professione originale, spinto dall’attuale pandemia, porta per la terza volta in scena una storia sull’arte medica dopo Ippocrate, successo d’oltralpe del 2014, e il seguente il medico di campagna, del 2016, e di coloro che ambiscono ad accedere a una facoltà esclusiva ed elitaria come quella di medicina. Per mezzo di una storia di amicizia virata in tinte drammatiche, per ragioni legate alla famiglia di origine dell’uno o al desiderio troppo personale e totalizzante dell’altro, Lilti riesce a decifrare quale sia il problema di chi oggi ha il desiderio d’intraprendere la professione medica e che viene facilmente escluso per qualche domanda a risposta multipla sbagliata. Chiara denuncia nella quale s’intravedono tutte le paure di chi si trova ad un bivio della propria vita, soverchiato da problemi personali e montagne di libri da memorizzare. I due protagonisti, da Vincent Lacoste, nella parte del problematico Antoine, e William Lebghil, in quello di Benjamin, riescono a rappresentare perfettamente due dei numerosi stereotipi riscontrabili fra le mura di una facoltà così selettiva al punto di non dare spazio a rapporti umani che vadano oltre le ore trascorse assieme nelle aule studio. Finale sorprendente e trama molto serrata per una pellicola che fa riflettere e va molto oltre le lezioni di chimica e gli esami di fisica.
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