Regia di Ruben Östlund vedi scheda film
Christian è il curatore di un museo svedese. Persona di particolare sensibilità, promuove l'installazione di un'opera chiamata The Square, un quadrilatero entro il quale le dispartità tra le persone non dovrebbero esistere; tutti quelli che sono all'interno hanno pari diritti e doveri; se chiedono assistenza, spirituale o materiale, devono essere aiutati. L'iniziativa ottiene un certo interesse da parte delle elites culturali, anche grazie ad una campagna mediatica sempre più aggressiva; ma, al di fuori da tali ambienti patinati, la vita scorre diversamente. Vi sono persone in difficoltà, senza casa, senza prospettive, costrette a vivere di espedienti. Lo stesso Christian è vittima di costoro; a causa di un inganno, subisce il furto di portafoglio e smartphone. A questo punto la storia si divide; l'integerrimo curatore si divide tra le attività di promozione della sua creazione e i tentativi di riavere quanto gli è stato sottratto. Su un piano emotivo, i due processi si intralciano, lacerando l'animo del protagonista. A conclusione della narrazione, Christian vede le sorti dell'installazione - e del suo ruolo nell'organizzazione museale - volgono al peggio, a causa dell'attività promozionale divenuta eccessiva, e contestualmente - entrato veramente in contatto con il "popolo", comprende la vacuità della propra ricerca. Il film ha una notevole durata, e molti momenti apparentemente morti, durante i quali il regista sembra "giocare" con il proprio personaggio, evidenziandone l'immaturità, l'egocentrismo, l'ignoranza delle cose della vita; egli è la personificazione dell'arte fine a sè stessa. L'installazione da lui creata, infatti, non è altro che un quadrato delimitato da segni tracciati sul suolo. Su essa vengono espresse tante belle parole, enunciati propositi, costruito consenso; tutto, però, rimane relegato al mondo delle idee. Un'arte per pochi, talmente pochi, che le iniziative pubblicitarie a suo favore ottengono l'effetto opposto non solo sul grande pubblico, ma anche su molti "addetti ai lavori". Il curatore del museo, vittima di tale fenomeno, viene da esso "riportato sulla terra". Dopo aver vissuto esperienze grottesche e surreali, che attestano il suo distacco dalla realtà, l'incontro / scontro con un bambino testardo, vittima del suo atteggiamento, gli consente di percepire un'altra impostazione della vita. Il punto di vista del popolo, degli umili, dei diseredati. La recitazione non mi è sembrata un granchè, forse a causa del doppiaggio non eccezionale, o forse perchè si tratta di un tipo di cinema che certamente non posso dire di conoscere a fondo; il ritmo del film è lento, le tonalità - sonore e cromatiche - sommesse. Devo ammettere che arrivare alla fine è stata dura, tanto più che la vicenda rimane in sospeso. Un film che mi ha trasmesso dei significati, ma che non rivedrei, e che ritengo non per tutti.
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