Regia di Ruben Östlund vedi scheda film
Il quadrato del titolo è un'installazione che dovrebbe essere il maggior elemento di richiamo di una galleria di arte contemporanea di Stoccolma, un'opera che mira a rievocare i concetti di empatia e solidarietà. Ma le cose nella civilissima Svezia sembrano andare ben diversamente, come dimostra l'avventura capitata al direttore del museo (Bang), derubato di portafoglio e cellulare con una messinscena in una strada affollata dove la gente manifesta un atteggiamento talmente blasé come nemmeno Simmel avrebbe potuto immaginare. L'uomo reagisce con una minaccia indirizzata a tutti i residenti del palazzo dove il gps ha localizzato lo smartphone, con conseguenze inattese.
Vincitore della Palma d'oro a Cannes, The square ribadisce il talento di Ruben Östlund (Forza maggiore), con un apologo densissimo sul rapporto tra apparenza e realtà, ribalta e retroscena, sul senso dell'arte contemporanea, mostrandoci - con un registro perennemente sintonizzato sul grottesco - gli aspetti parossistici dell'arte, qui veicolo fraudolento di disuguaglianze sociali e messa alla berlina della borghesia con uno spirito degno di Buñuel. Il film è una sorta di inventario di esperimenti etnometodologici che spiazzano continuamente lo spettatore, una successione di quadri girati con la macchina da presa fissa che di tanto in tanto lascia spazio a invenzioni visive strabilianti, come se la regia, così composta e algida, quasi manierata, volesse palesare il potere dello sguardo che sta nell'occhio di chi dirige. Le due ore e mezza di durata passano in un batter d'occhio tra inquadrature di rara potenza (la ricerca di un appunto in mezzo a centinaia di sacchetti dell'immondizia ripresi dall'alto, con la pioggia) e scene da manuale del cinema, come quella, devastante, in cui un performer artist (Notary) impersona uno scimmione durante una serata di gala, fino alle estreme conseguenze, dando un'impennata al disagio dello spettatore.
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