Regia di Ruben Östlund vedi scheda film
The square è un quadrato delimitato da un perimetro di led luminoso: un'installazione che si propone come comfort zone per i visitatori del prestigioso museo di Stoccolma X-Royal. Il direttore l'accoglie con entusiasmo e, preso da vicissitudini personali, ne lascia la presentazione a un team inaffidabile di pubblicitari sensazionalisti. Ne viene fuori un video dai contenuti oltremodo sgradevoli, che causa le dimissioni del direttore.
The square, cioè il quadrato, è lo spazio che ciascuno di noi dedica alla fiducia e alla preoccupazione per il prossimo: dare e ricevere, chiedere aiuto e ottenerlo, credere e farsi credere sono le fasi fondamentali, l'inspirazione e l'espirazione dei rapporti sociali. Attorno a questa opera d'arte contemporanea si sviluppa la trama del quinto lungometraggio scritto e diretto da Ruben Ostlund, attorno a questi concetti si muove la riflessione innescata da The square. Una di quelle pellicole dalla cui visione si esce storditi, che fanno avvertire la loro potenza e la loro grandezza solamente con il tempo, lasciate decantare: al cineasta svedese non interessa affatto definire, ritrarre con precisione, fornire risposte: tutto ciò che rimane del suo film è un vago senso di inquietudine e la netta sensazione di essere stati messi in allarme, di avere ricevuto degli stimoli importanti su cui ragionare liberamente. Certo, Ostlund si diverte a volte un po' troppo nel gettare l'esca e non tirarla più a sè, a lasciarla affondare senza fornire spiegazioni logiche: ma è proprio la logica che scompare dal suo cinema (si veda anche il precedente Forza maggiore, 2014) per fare spazio all'irrazionale, alla nevrosi contemporanea, all'inspiegabile e al non detto del nostro quotidiano. Spesso spiazzante, a tratti disturbante, in certi momenti crudo e in altri sfiancante nella sua mancanza di senso, di concretezza, The square è un film reale, che persegue l'ideale del massimo realismo proprio in questa traballante morale, in queste palesi contraddizioni, in questa sovrabbondanza di domande, in questa mancanza di decisioni chiare, effettive, definitive. Molto buona la prestazione del protagonista Claes Bang, intellettuale fascinoso, ambizioso e smarrito, tanto abituato a puntare dritto al futuro da rimanere travolto da un presente mai preso troppo sul serio (un matrimonio a rotoli, dei collaboratori inaffidabili, una città che non conosce per davvero); al suo fianco troviamo, fra gli altri, Dominic West, Elisabeth Moss e Terry Notary, al centro di una sola scena, ma indubbiamente efficace. Girato con stile ipersobrio, rare carrellate e azione che ripetutamente esce dall'inquadratura, The square accoppia l'impressionante profondità di scrittura a una leggerezza di regia altrettanto sorprendente. 8,5/10.
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