Regia di Ruben Östlund vedi scheda film
Un film intelligente e profondo sullo sgretolamento della società occidentale.
Questa storia di un curatore di un museo in Svezia, costretto a districarsi in una società sempre più fredda, insensibile ed impaurita è, a mio avviso, intelligente, profondo e la dice lunga sullo sgretolamento della società occidentale a cui siamo costretti, purtroppo, ad assistere.
Con una lentezza narrativa spesso azzeccata (ma non sempre), ci viene mostrata una società schiava del suo stesso benessere che soffre perché sta diventando sempre più isolata ed egoista. Gli individui passano per strada voltando la faccia di fronte ai mendicanti, ai bisognosi o a chi chiede sinceramente aiuto, in alcune parti della città sembra francamente pericoloso entrare, è meglio evitare di parlare con lo sconosciuto o rischiamo di rimetterci il portafogli e se si incontrano individui dalla pelle o dalla cultura diversa è meglio starne decisamente alla larga. Una società in cui la paura verso il prossimo è la regola, in cui anche l'amore viene visto con diffidenza, in cui gli smartphone hanno sostituito la comunicazione naturale, dove gli individui sono ridotti ad una massa di cerebrolesi attratti dai video di clamore (il video della bambina che esplode per pubblicizzare il museo lo dice chiaramente) poiché il loro livello di attenzione è bassissimo e dove chi sta peggio di noi è letteralmente seppellito sotto la miriade di beni di consumo che nemmeno consumiamo (c'è una bella immagine metaforica, nella parte finale del film, che dice proprio questo). Il tutto mentre pochi individui detengono la stragrande maggioranza della ricchezza del pianeta e non vogliono mollarla. Ma il problema vero è che tutti sembrano, sinceramente, assuefatti a tutto ciò ed in pochi vedono il problema.
The Square è un bel film poiché dice tutto ciò senza toni sermonici, scene melò o retorica inutilmente pesante. Ogni tanto trova, anzi, l'occasione per alleggerire il tutto con un po' di sana ironia. Vanta personaggi ben definiti, che attirano tutti, in un modo o nell'altro, l'attenzione e restano nella memoria ed ha quindi una buona presa emotiva sullo spettatore (la scena in cui un'opera d'arte, cioè una specie di uomo primitivo, viene liberata in una stanza piena di gente bene portando il caos è ricca di pathos). Inoltre non ha un finale inutilmente consolatorio, ma un finale aperto e carico di domande e di dubbi, che induce ad un lucido pessimismo ed ad una sincera riflessione.
Da vedere.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta