Regia di Ruben Östlund vedi scheda film
Satira provocatoria sul concetto di arte oggi, The Square si diverte a sondare la soglia di irritazione dello spettatore, riuscendoci a tratti anche a divertire. Arte può essere tutto ciò che si decide scaltramente ed irriverentemente di esporre in un museo, e quindi il tutto, ma anche inesorabilmente il nulla.
CANNES 70 - CONCORSO - PALMA D'ORO
Tempi duri per l'arte contemporanea, e per chi deve gestirne la rappresentazione e il suo manifestarsi al pubblico.
Nella piazza antistante un celebre museo diretto da un carismatico e piacente quarantenne "very cool", abile nelle strategie di negoziazione e nel saper curare eventi e mostre, una antica statua equestre lascia maldestramente il posto ad un quadrato vuoto disegnato sull'acciottolato: all'interno è destinata a figurarvi una installazione mobile vivente ed occasionale, dunque improvvisata, in cui i membri che vi stanno dentro si concedono altruisticamente alle esigenze di coloro che convivono nella medesima area rettangolare.
Intanto il carismatico direttore rimane vittima di un maldestro scippo che gli fa assumere - complice un malaugurato consiglio di un amico - un atteggiamento di ricerca sommaria del colpevole che lo metterà nei guai.
Ma nei guai ci finirà pure a causa di una sua opera vivente, un uomo scimmia che sbrocca e manifesta vere tendenze animalesche ad un party in suo onore; così come nei pasticci si ritroverà ancor di più il medesimo responsabile, una volta che su Youtube viene postato un video provocatorio sul quadrilatero di cui sopra, all'interno del quale una bimba bionda vi gioca e salta letteralmente per aria.
Il bravo regista svedese Ostlund, noto anche da noi per Forza maggiore, gioca alla provocazione piu' ostentata, e ad irritare il pubblico: e ci riesce piuttosto bene, alla maniera di quel che rappresento' quel Festen capostipite del Dogma (in realtà assai più bello) per il pubblico shoccato di inizio secolo.
The Square denuncia un mondo dell'arte ridotto a considerare come tale qualsiasi cosa si decida di porre in una bacheca in esposizione, anche un banale zaino preso a caso.
E se di arte si parla, rappresentando semplici mucchi di sabbia disposti in ordine geometrico come lavori di talpe precise e dotate di strumenti di misurazione, significa che l'arte ormai è tutto e niente allo stesso tempo, o tutto ciò che, nel bene come nella banalità, e' ancora in grado di stupire e creare richiamo mediatico.
The Square irrita e raggiunge il suo scopo, ma Forza Maggiore era decisamente una prova più riuscita e onesta, pregna di veri contenuti.
E comunque, proprio con questo bizzarro film, prosegue, con una curiosa ostinazione, l'interesse di Oslund a sondare i dilemmi della coscienza, le crisi esistenziali ed il rimorso verso l'umana imperfezione, che si constata con la circostanza di non riuscire a dominare il proprio carattere, continuamente propenso a sviare i migliori propositi assurti a obiettivo precipuo.
Una Palma d'oro piuttosto controversa, che a mio avviso non premia certo il miglior film, all'interno di una rosa già mediamente piuttosto debole o meno convincente rispetto allo scorso anno.
Ma è comprensibile anche, a ben riflettere, come il film possa essere stato apprezzato dal Presidente Almodovar, o da membri della giuria del calibro di Maren Ade, il cui Toni Erdmann, ingiustamente ignorato la precedente edizione, e a mio avviso ben migliore del presente, presenta curiose analogie di spirito, arguzia e stile. Per non parlare di Sorrentino....
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