Regia di Ruben Östlund vedi scheda film
Bruttissimo. Noioso, ingiustificatamente lunghissimo. Le ambizioni di critica sociale fanno acqua da tutte le parti, per via di una sceneggiatura pessima, del tutto inadeguata agli stimoli che pretende di coinvolgere.
Una marea i dettagli e le scene inutili, in quanto insignificanti, comprese le metafore (la scimmia…) che non suscitano alcunché. Anche la scena iniziale del furto non rimanda a significati ulteriori, come ci si sarebbe attesi.
Se il film di Ostlund non prende il minimo, prende un punto in più per la doverosa condanna degli eccessi del sensazionalismo massmediatico (social media, ma non solo), a fini propagandistici, che ammorba, abbassa ed umilia anche la cultura alta (le mostre…).
Gestite senza intelligenza le scene, grottesche, in cui si denuncia provocatoriamente la pazienza che bisogna avere nel mondo civilizzato dei diritti: il bambino squilibrato, il disabile devastatore alla cena di gala, gli zingari, il malato della sindrome di La Tourette…
Un altro esempio del fiasco estetico (non si capisce perché il fiasco non sia stato anche di critica) anche del film sta nella colonna sonora: del tutto non pertinente. Non basta mostrare qualcosa che sia dissonante rispetto al senso comune per meritare apprezzamenti. Non si capisce come l’originalità fine a sé stessa, buttata lì a casaccio, senza contenuti validi, trovi anche dei produttori.
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