Trama
Christian, curatore di un museo e padre divorziato di due figlie attento sempre a sposare buone cause, pianifica un'installazione denominata "La Piazza". L'idea di fondo è quella di invitare i passanti all'altruismo, ricordando loro quali siano le responsabilità degli esseri umani. A volte però è difficile rispettare anche i propri ideali: la sciocca risposta di Christian al furto del suo telefono lo trascina presto in situazioni vergognose. Nel frattempo, l'agenzia che cura le pubbliche relazioni del museo crea un'inaspettata campagna promozionale per "La Piazza", ottenendo una risposta che manda sia Christan sia il museo in crisi.
Approfondimento
THE SQUARE: L'EFFETTO SPETTATORE E IL SENSAZIONALISMO DEI MEDIA
Diretto e scritto da Ruben Östlund, The Square racconta la storia di Christian, rispettato curatore di un museo che vede la sua pacifica esistenza trasformarsi in delirante a causa di un'installazione denominata "la Piazza". Padre divorziato di due figli, Christian vorrebbe con l'opera d'arte mettere in evidenza aspetti etici legati all'altruismo e alle responsabilità umane ma lo sciocco furto di un telefonino e una campagna promozionale sbagliata finiscono per mandarlo in crisi esistenziale.
Con la direzione della fotografia di Frederik Wenzel, le scenografie di Josefin Åsberg e i costumi di Sofie Krunegård, The Square è agli occhi del regista un film tanto drammatico quanto di satira, come evidenziano le sue stesse parole in occasione della partecipazione in concorso al Festival di Cannes 2017: "Proprio come Forza maggiore, anche The Square affonda nel dramma e nella satira. Volevo fare un film elegante che provocasse (e intrattenesse) con i suoi aspetti visivi e retorici gli spettatori. Tematicamente, si affrontano argomenti come la responsabilità e la fiducia, la ricchezza e la povertà, la potenza e impotenza, le crescenti convinzioni di un individuo e il declino di quelle della comunità.
La genesi di The Square risale a qualche anno fa. Nel 2008, in Svezia, è stato creato il primo centro residenziale ad accesso riservato ai soli proprietari: un esempio estremo che testimonia come i gruppi sociali privilegiati tendono a chiudersi e a evitare le contaminazioni con chi è meno fortunato ma anche un simbolo della nuova condizione europea in cui società sempre più individualiste non fanno altro che allargare il divario tra ricchi e poveri. Un tempo, la Svezia era rinomata per essere la società più egualitaria del mondo ma oggi non è più così: disoccupazione e paura della crisi hanno spinto gli individui a diffidare dalla stato e a rinchiudersi in loro stessi. Ma è questo il presupposto su cui vogliamo che nascano le società del futuro?
Durante le ricerche per il lungometraggio Play per cui mi ispiravo a rapine reali avvenute nella pacifica Göteborg, mi sono imbattuto in quello che in psicologia sociale si definisce "effetto spettatore" o "apatia dello spettatore", fenomeno per cui gli individui non tendono a offrire aiuto a una vittima nel caso in cui siano presenti altre persone. Gli esperimenti mostrano come la probabilità di aiuto sia inversamente proporzionale al numero degli spettatori a causa della cosiddetta "diffusione di responsabilità". In termini spiccioli, si può parlare di indifferenza collettiva di fronte a un reato, a un crimine o a una situazione di svantaggio sociale, che rende la nostra società differente da quella in cui è vissuto mio padre negli anni Cinquanta, un mondo in cui ognuno aveva un grande senso di responsabilità condivisa. Con l'aiuto del produttore e professore Kalle Boman, ho messo allora a punto un'installazione artistica denominata "la Piazza", presentata nell'autunno del 2014 al Vandalorum Museum. L'idea era semplice: si mettevano in scena situazioni al limite per testare il grado di responsabilità dei presenti, che avevano la possibilità di scegliere tra due porte simbolo del "credo alla gente" e del "non credo alla gente".
La stessa idea dell'installazione è alla base del film, in cui ci si confronta con la debolezza della natura umana e con le difficoltà connesse al comportarsi secondo i valori condivisi. Tante sono le domande conseguenti: se promuovo l'idea di una società equa, il divario tra ricco e povero va colmato? Devo mantenere i privilegi a cui sono abituato o devo cambiare radicalmente stile di vita? Povertà estrema e accattonaggio sono fenomeni in ascesa in tutto il mondo con cui ci confrontiamo tutti i giorni. Mentre in Involuntary, il mio primo film, citavo l'esperimento di Stanley Milgram, in The Square ho volutamente citato l'esperimento del "Buon Samaritano" condotto a Princeton nel 1973 e con protagonisti 40 studenti di teologia, che di fronte a un attore in difficoltà non si sono comportati come ci si sarebbe aspettato da chi conosceva bene la parabola.
The Square, inoltre, si sofferma anche su un'altra piaga dei nostri tempi legata al "far notizia". L'agenzia di pubbliche relazioni incaricata di promuovere l'installazione voluta dal protagonista Christian (un uomo per cui "fa' la cosa giusta" è più che un motto) sperimenta una campagna promozionale controversa. Del resto, qualcosa fa notizia solo se suscita scalpore. Non basta più una buona idea per diventare virali e attirare le attenzioni di un pubblico sempre più propenso al sensazionalismo".
Trailer
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- Palma d'Oro al Festival di Cannes 2017
Commenti (27) vedi tutti
Veramente una gran rottura di p.. Noioso è un eufemismo voto 2
commento di iacopo73un film che.... SPIAZZA.... 6
commento di BradyAll'inizio depista l'evidente dualita del giusto ed ingiusto, del buono e del cattivo. La forza è quella di relativizzare spesso queste due posizioni evitando gli assoluti. Posizione difficile per molti, ma che appartiene ad una cultura della consapevolezza, concetto di base della nostra civiltà. Da vedere se si vuole riflettere. Voto 7+
commento di giancaudioPer dirla alla Paolo Villaggio: "Una c....a pazzesca".
commento di paoscaMezz'ora funziona. Le altre due ore comprano Cannes con la retorica benpensante.
commento di fra_pagaIl film, nonostante qualche squilibrio narrativo, è molto gradevole, per l’intelligenza sarcastica che scava a fondo nei problemi di oggi, presentati agli spettatori in tutta la loro evidenza.
leggi la recensione completa di laulillaCapisco le buone intenzioni del regista, ma se un film ha bisogno di essere spezzettato in tre-quattro visioni per arrivare in fondo e, addirittura, nell'ultima mezzora chiama a gran voce il fast forward, qualcosa non ha funzionato a dovere. Forse più di qualcosa. Voto: 5-
leggi la recensione completa di andenkoMah,Elisabeth Moss che la si può vedere assai interessante e da qualche Anno anche famosa : per il resto ... ah NOIA ! voto.1.
commento di chribio1La texture narrativa cerca di rispondere al quesito cripto-esistenziale se sia possibile condensare insieme etica ed estetica in un dominio esclusivamente simbologico. Se avete capito questo, il film è fatto per voi :-) Cmq merita la visione anche solo per l' "installazione" del selvaggio al ricevimento. Voto 7.
commento di ezzo24La visione di un cinico regista.
leggi la recensione completa di cazzeggiatore del millennioVisivamente e' un bel film...ma comprenderlo un po' meno...ennesima Palma D'Oro solo per cultori snob.
commento di ezioRiprendendo quanto visto nel film, forse premiarlo ha il solo scopo di farne parlare. Mah, se questo a Cannes era il meglio, meglio optare per "no award".
leggi la recensione completa di tobanisUn film ironico che non è "innovativo", come l'arte di cui parla. E in questo ha ragione da vendere.
leggi la recensione completa di yumeAmbiziosissimo e singolarissimo film di Östlund.
leggi la recensione completa di Furetto60Dopo il raffinatissimo registro di Forza Maggiore, film divertentissimo, noir il giusto e spesso sorprendente, ho trovato The Square un netto passo indietro: molta noia e intelletualismi abbastanza stucchevoli. D'altra parte a Cannes le vittorie inspiegabili sono quasi la regola.
commento di elche99i film di Östlund riescono a essere molto efficaci e a rivelarsi sorprendenti, anche quando si crede ormai di averli in pugno. atmosfere spesso incombenti e minacciose ma verosimili, condite da punte di surrealismo e talvolta ironia. per carità, c'è del compiacimento, ma altamente tollerabile.
commento di giovenostaMomenti entusiasmanti(la scena dell'uomo-scimmia contrappone l'arte alle regole: qual è il confine invalicabile?) alternati ad altri un po' forzati - per stupire - che non capisco come si inseriscano nel racconto (la scimmia in casa). Ho preferito "Forza Maggiore" però vado a casa pensando: sono davvero una "brava persona" o mi autoconvinco?
commento di Arpo05Non c’è niente che non sia stato già detto in The Square, ma il registro grottesco e il punto di vista ironicamente distaccato di Östlund rendono l’opera uno dei più potenti attacchi al mondo dell’arte in primis, quindi all’esemplare modello capitalistico svedese.
leggi la recensione completa di MalpasoI due pubblicitari del film dicono che per attrarre l'attenzione di un messaggio servono una manciata di secondi , il film impiegano meno di un'ora e mezzo di chiacchiere .Visto che in un film servono anche le immagini e di sole chiacchiere ci si addormenta, in questi casi preferisco leggere un libro .
commento di florenzoA qual punto di sofferenza deve arrivare l'essere umano per scoprire quel poco di umanità che è rimasto dentro di noi? Questo per me il tema dominante di un film che è provocatorio, intelligente, grottesco, disssacrante. Ben vengano questi film nordici sulla scia di Dogma ( Festen etc. )
commento di sorryPer pochi e onesti addetti ai lavori del mondo dell’arte può essere letto come un film di denuncia del vuoto cosmico che lo pervade. Per tutti gli altri una denuncia sociale.
commento di gaiartLa vuota e gelida facciata del mondo dell'arte contemporanea come specchio di una società anestetizzata in cui è l'individuo stesso a diventare facciata e maschera, incapace di ritrovare la propria umanità e colmare il vuoto fra le proprie (false) convinzioni e i propri comportamenti.
leggi la recensione completa di maldoror„L’umanità che tratta il mondo come un mondo da buttar via, tratta anche se stessa come un’umanità da buttar via.“ (Gunther Anders)
leggi la recensione completa di KurtisonicUn film diabolico e perverso come la realtà. Imperdibile.
leggi la recensione completa di siro17Satira provocatoria sul concetto di arte oggi, The Square si diverte a sondare la soglia di irritazione dello spettatore, riuscendoci a tratti anche a divertire. Arte può essere tutto ciò che si decide scaltramente ed irriverentemente di esporre in un museo, e quindi il tutto, ma anche inesorabilmente il nulla.
leggi la recensione completa di alan smitheeUn film intelligente e profondo sullo sgretolamento della società occidentale.
leggi la recensione completa di Carlo CerutiPellicola che fa della provocazione il suo credo, The Square spara sentenze come cartucce umide e irrita per lo sdegno prefabbricato che indirizza ai mali della nostra società ipocrita. Imitandola a perfezione nei modi e nei toni.
leggi la recensione completa di BigSur