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L'atelier

Regia di Laurent Cantet vedi scheda film

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La recensione su L'atelier

di port cros
8 stelle

Presentato nella sezione “Un Certain Régard” del Festival di Cannes 2017.

 

Una scrittrice di gialli parigina , Olivia (Marina Fois) viene chiamata a La Ciotat (città portuale del Sud, poco lontano da Marsiglia) per dirigere un laboratorio di scrittura per un eterogeneo gruppetto di giovani del luogo. Sotto la sua direzione, i ragazzi dovranno scrivere insieme un romanzo thriller, da pubblicare alla fine come opera collettiva. Il laboratorio è anche quindi un'agorà dove si confrontano e si sviluppano le dinamiche tra le diverse personalità ed i vissuti dei partecipanti, di diversa estrazione culturale e sociale, con Olivia a fare da “mediatrice”.

 

 

Marina Foïs

The Workshop (2017): Marina Foïs

 

 

 

Mentre gli studenti sviluppano pian piano il genere di storia che vogliono raccontare, quasi senza accorgersene rivelano molto su se stessi e sul loro rapporto con la città natale. La solare città mediterranea, con il suo porto e le trasformazioni sociali che l'hanno interessata negli ultimi decenni, è efficacemente sfruttata da Canet come un personaggio ulteriore della vicenda.

Tra i partecipanti, si rivela pian piano l'indole ribelle del “bastian contrario” Antoine (Mathieu Lucci). E' un giovane intelligente ma solitario e tormentato, che coltiva amicizie nei gruppetti dell'estrema destra e si dedica con loro ad attività al limite della legalità. Antoine è l'elemento “altro” che scompagina le dinamiche del gruppo ed Olivia, pur riprendendolo per le sue intemperanze che rischiano di mandare all'aria il progetto, si sente allo stesso tempo attratta dalla sua intelligenza e dalla sua personalità complessa.

 

 

Matthieu Lucci, Marina Foïs

The Workshop (2017): Matthieu Lucci, Marina Foïs

 

 

La decisione di incentrare il giallo su un delitto avvenuto nel porto della cittadina conduce i giovani a riflettere e a confrontarsi sul tema della violenza e delle sue cause. La riflessione sulla violenza e sulle modalità per cui si scatena è utilizzata dall'autore per collegare la sua storia all'attualità, al terrorismo che ha insanguinato la Francia negli ultimi due anni con le stragi di Charlie Hebdo, del Bataclan e di Nizza, nonché alla crescita dei partiti politici di estrema destra come il Front National: le posizioni di destra di Antoine lo portano frequentemente a scontrarsi con gli altri studenti, soprattutto quelli di origine araba, che lo accusano di razzismo. E quando legge la scena di massacro ambientata su uno yacht, il crudo realismo della descrizione scatena il disgusto degli altri studenti, che lo accusano di essersi “immedesimato” troppo nel suo assassino. Olivia tenta di difenderlo, spiegando che uno scrittore non deve per forza condividere il punto di vista morale del suo protagonista, ma l'ultima parte del film ci mostra come Antoine sia tentato lui stesso dal compiere azioni violente, con una pistola reperita tramite un amico. Canet sembra voler vedere in Antoine il prototipo dell'individuo a rischio radicalizzazione, il solitario che, come i terroristi del Bataclan, potrebbe trovare in una ideologia fanatica ed estremista l'occasione per far esplodere le sue pulsioni mortifere. Ma per Antoine l'ideologia non è quella del fanatismo islamico ma dell'estrema xenofoba, che pare Canet voglia indicare come maggior pericolo per la Francia, un probabile avvertimento relativo all'ascesa del Front national di Marine Le Pen.

 

Sorretto da una sceneggiatura di brillante intensità, L'Atelier di Laurent Canet è un thriller psicologico ricchissimo di riflessioni interessanti, che sa creare tensione ed azione narrativa attraverso il dibattito e lo scambio di idee.

 

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