Trama
La Ciotat, sud della Francia, estate. Antoine ha accettato di partecipare a un laboratorio di scrittura in cui pochi giovani devono scrivere un thriller con l'aiuto di Olivia, una famosa scrittrice che fa da coach. Il processo di scrittura richiamerà il passato industriale della città, una forma di nostalgia a cui Antoine non è particolarmente interessato. Il suo interesse si concentra più sulle paure del mondo moderno e ciò lo porta a scontrarsi presto con il resto del gruppo e con Olivia, al contempo allarmata e affascinata dalla violenza di Antoine.
Approfondimento
L'ATELIER: UN LABORATORIO TRA PASSATO E PRESENTE
Diretto da Laurent Cantet e sceneggiato dallo stesso con Robin Campillo, L'atelier è ambientato a La Ciotat, nel sud della Francia, e racconta la storia di Antoine, un giovane che frequenta un workshop di scrittura. Tutti i partecipanti al laboratorio sono stati scelti per scrivere un thriller con l'aiuto di Olivia, una famosa scrittrice. Il processo creativo richiamerà il passato industriale della città con una forma di nostalgia nei confronti della quale Antoine sente solo indifferenza. Più preoccupato delle paure del mondo moderno, Antoine si scontrerà presto con il gruppo e con Olivia, al tempo stesso allarmata e affascinata dall'irruenza del giovane.
Con la direzione della fotografia di Pierre Milon, le scenografie di Serge Borgel, i costumi di Agnès Giudicelli e le musiche di Bedis Tir ed Édouard Pons, L'atelier viene così presentato dal regista in occasione della partecipazione del film al Festival di Cannes 2017: "Tutto ha avuto inizio nel 1999 con un servizio all'interno di un programma culturale trasmesso da France 3 in cui Robin Campillo ha lavorato come montatore. Il servizio era su una scrittrice inglese che ha condotto un workshop di scrittura a La Ciotat, nel sud della Francia. Il laboratorio, offerto dalla comunità locale, offriva a una dozzina di giovani la possibilità di collaborare a un romanzo che fosse, come unica condizione imposto, ambientato nella cittadina. Già allora abbiamo cominciato a pensare a un film. Ai tempi, La Ciotat stava cercando di riprendersi dalla chiusura del suo cantiere navale: sebbene sia stato chiuso nel 1987-88, i lavoratori avevano occupato il cantiere per diversi anni per ritardarne la chiusura definitiva. I giovani nel programma televisivo parlavano nostalgicamente della connessione della cittadina con il cantiere e con la classe operaia, sentendosi come guardiani di un patrimonio da raccontare nel romanzo che stavano scrivendo. Abbiamo però finito con l'abbandonare il progetto.
Sono trascorsi da allora diciassette anni, consapevole di come tale concezione operaia sembri antidiluviana per i giovani di oggi, che hanno solo sentito parlare di quel periodo e che vivono vicino a quel che resta del cantiere trasformato oramai in un centro per riparazione di yacht. Da quando la città ha deciso di diventare una località balneare, il cantiere è stato dimenticato. Nella migliore delle ipotesi, il cantiere è solo uno sfondo da ignorare. Il mio film è testimone della radicale trasformazione a cui è andata incontro la società della cittadina, che politicamente ed economicamente sembra non avere più alcuna relazione con il passato. Nel film si evidenzia come la generazione di oggi, i giovani del laboratorio, rifiutino di avere sulle spalle il peso di un passato che non appartiene a loro. I loro problemi sono diversi, faticano a trovare un posto nel mondo e per di più devono affrontare questioni come l'insicurezza finanziaria, il terrorismo e l'ascesa dell'estrema destra".
Il cast
A dirigere L'atelier è il regista e sceneggiatore Laurent Cantet, premiato con la Palma d'oro a Cannes nel 2008 per La classe. Nato nel 1961, Cantet nel 1984 entra come studente all'IDHEC, l'istituto per gli studi cinematografici, dove ha modo di stringere amicizia con futuri registi come Dominik Moll, Vincent… Vedi tutto
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Commenti (4) vedi tutti
È un gran bel film, che pone dubbi e problemi di sicuro interesse, non tutti ugualmente sviluppati, cosicché si avverte infine quasi un senso di incompiutezza che è certamente un difetto. Resta, in ogni caso, un’opera di grande qualità, possibilmente da vedere.
leggi la recensione completa di laulillaNon vedevo l'ora che finisse,una noia mortale da tagliarsi le vene!
commento di scursuniun'opera verbosa e irrisolta,Cantet nelle ultime prove mi ha parzialmente deluso,come questo film...voto 5.
commento di ezioopera ambiziosa, in cui la carne al fuoco è molta e, proprio per questo, non tutta trattata con la dovuta profondità. il cinema di Cantet, con la sua tipica spontaneità, qui a volte gira un po' a vuoto, manifestando gli stessi difetti che denuncia la protagonista nella scrittura del proprio romanzo: mancanza di autenticità. ma forse son dettagli.
commento di giovenosta