Regia di Umberto Marino vedi scheda film
Stefania fa la doppiatrice, Luca il giornalista; l’arrivo di una figlia, e parimenti quello di una domestica filippina, sconvolgeranno le loro vite.
Trentenni allo sbaraglio: coppie in crisi, sogni lavorativi irrealizzati, il nuovo ruolo di genitori… a vedere questa commedia si potrebbe difficilmente immaginare che soltanto pochi decenni fa, nel 1993, questa fosse la realtà italiana. E invece è proprio così: i film che oggi parlano di cinquantenni alle prese con le medesime problematiche all’epoca erano appanaggio, in buona sostanza, della generazione anagraficamente precedente. Il lavoro di scrittura è probabilmente la cosa migliore di Cominciò tutto per caso, che per il resto è una pellicola abbastanza striminzita e stereotipata, con i momenti comici prevalenti su quelli romantici, ma nulla di effettivamente memorabile compare nel quadro d’insieme della storia. Non sorprende però che l’intreccio in sé funzioni, visto che la sceneggiatura è opera dello stesso regista, vale a dire Umberto Marino, debuttante dietro la macchina da presa ma già sufficientemente quotato come autore di copioni avendo già lavorato negli anni precedenti per, tra gli altri, Sergio Rubini e Andrea Barzini. Nel cast non mancano i nomi di rilievo: Margherita Buy e Massimo Ghini innanzitutto, ma anche Ludovica Modugno, un giovane e acerbo Raoul Bova e, in particine, Imma Piro, Maria Grazia Cucinotta e Ruben Sharif (figlio di Omar che in seguito abbandonerà il cinema per diventare un noto criminologo). Collaborazione alla sceneggiatura di Elisabetta Zincone, Maria Lourdes Camina e Ottavio Sabatucci; l’opera seconda (a soggetto) di Marino arriverà due anni più tardi: Cuore cattivo (1995). 4/10.
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