Regia di Kathryn Bigelow vedi scheda film
Un raro esempio di grande cinema.
A cinquant'anni dagli episodi di Detroit, la Bigelow porta sullo schermo uno dei fatti più tragici e vergognosi della storia americana. C'è da dire che lo fa con uno stile ineccepibile, con una ricostruzione drammatica esemplare, una tensione emotiva che non ha assolutamente eguali ed un ritmo incalzante fino allo spasimo, riuscendo così a coinvolgere ed a catturare l'attenzione di chi guarda in modo irreversibile. La Bigelow utilizza prevalentemente la camera a mano, dando a tutta la pellicola un'impressione crescente di ansia, tensione e nervosismo che poi esplode fragorosamente nella seconda parte, in cui dei poliziotti sadici ed abusanti del loro potere, interrogano con metodi da Gestapo alcuni neri in un edificio cercando una pistola inesistente ed il fatto che due ragazze bianche siano con loro, accende ancora di più la loro rabbia dissennata. Risultato: tre neri morti ammazzati ed altri segnati per sempre.
Nell'ultima parte il dramma si compie: un processo inutile ed idiota dà ragione alla polizia ed il lieto fine che lo spettatore tanto sospira, sperando almeno che giustizia sia fatta, viene a mancare.
Dicevo che la costruzione del dramma è esemplare poiché, mentre nella prima parte la tensione nell'aria è crescente e lo spettatore si chiede cosa accadrà, nella seconda tutto esplode e deflagra paurosamente. La sequenza dell'interrogatorio è terribile, irritante, accecante e fa tremare le gambe, i polsi ed il cuore riempiendo d'odio. Nell'ultima, invece, prevalgono il risentimento e la rabbia, la fame di giustizia che resta insoddisfatta e si esce così dalla sala più disillusi e più consapevoli.
Per farla breve, Detroit è un dramma autenticamente d'impegno civile, asfissiante e terribile, perfetto in ogni particolare, ispirato come pochi. Un raro esempio di grande cinema.
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