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Il petomane

Regia di Pasquale Festa Campanile vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Il petomane

di alan smithee
6 stelle
IL CINEMA AI TEMPI DELLA QUARANTENA
 
Parigi, inizi '900, in piena Belle Époque: Joseph Pujol, ex panettiere, è una delle vedettes di punta dei locali della capitale, campione di incassi grazie alla sua singolare arte, che fa sì molto discutere, ma che è in grado di attirare folle incuriosite più di ogni altro artista concorrente.
A causa di un incidente in mare occorso quando era bambino, in cui rischiò l'annegamento, Joseph incominciò a rendersi conto di essere in grado di controllare perfettamente l'aria che inevitabilmente fuoriesce dal retto, altresì riuscendo anche ad inspirarla e modularne la fuoriuscita, producendo una sorta di suono da strumento a fiato che lo rende adatto ad eseguire rappresentazioni musicali in accompagnamento a musica tradizionale, così come da "strumento" solista.
Nasceva il leggendario "petomane", dai detrattori definito "scoreggione", personaggio facile ad essere deriso, e per questo propenso a prendersi anche gioco della sua virtù, ma nel proprio intimo intenzionato ad elevare la sua caratteristica a vera e propria arte al pari di ogni altro qualsivoglia strumento o ugola ben dotata.
In lite con uno dei figli, fino a poco prima facente parte della sua orchestra, seguiamo Pujol cercare un nuovo musicista specializzato in archi, fino ad imbattersi in una timida e riservata nobildonna vedova e male in arnese, di cui l'uomo, all'epoca vedovo, finisce per innamorarsi, rimanendo ne dilemma se rivelarle o meno la caratteristica della sua assai particolare forma di arte.
Dopo molte vicissitudini, che vedono l'uomo abbandonare i teatri e fuggire con la donna a Capri, finalmente tra i due la verità verrà a galla ,senza peraltro sortire né disappunti né scandali da parte della fine sua nuova compagna di vita, ed anzi permettendo a Pujol di tornare a scalare la vetta del successo, non senza rendersi protagonista di qualche incidente diplomatico, che si favoleggia o si ama credere possa essere stata la goccia in grado di far scoppiare il primo Scontro mondiale.
Le inevitabilmente scabrose vicende inerenti il cosiddetto "Paganini del peto", diventano, grazie all'abile scrittura del trio Leo Benvenuti, Piero De Berardi e Enrico Medioli, un film tutto fuorché scurrile e greve, che la accurata ed assai controllata regia di Pasquale Festa Campanile contribuisce a trasformare in un prodotto accurato, fine nelle sfaccettature caratteriali che disegnano con accuratezza i vari personaggi coinvolti, a partire dall'ottimo Pujol che effettivamente solo Ugo Tognazzi poteva riuscire a rendere in maniera così sarcasticamente precisa, delicata, non senza una buona dose di sana ironia.
Lo coadiuvano egregiamente una tenera e delicata Mariangela Melato, i due figli di Ugo, Ricky e Gianmanrco, nonché un sempre istrionico e piacevole Vittorio Caprioli
 
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