Regia di Sergio Martino vedi scheda film
Nel 1986 Sabrina Salerno era una bella topa; quasi un quarto di secolo dopo è ancora Qualità Oro. Le belle notizie di Ferragosto ok terminano qui. Si riconosce in tutta la sua evidenza la disastrosa zampata di Berlusconi (che produce, Reteitalia) in questo squallido ed informe prodottino televisivo, uno dei primi tentativi di inoculare nelle menti degli italiani i germi della volgarità, dell'ostentazione di nudi gratuiti, dell'insulsaggine delle trame, della comicità infantile che costringe gli attori a tormentoni e mossette ridicole: dal Drive in in avanti la tv - e con essa l'opinione pubblica - non sarebbe mai più stata la stessa. Ferragosto ok riprende la modesta tradizione dei film-cartolina estivi dei primi anni '60, già allora considerati opere minori, ed investe la vacuità delle storielle in esso contenute con una patina di becero/popolaresco e di triviale che la dice lunga sulle subdole intenzioni del futuro leader di Forza Italia. Peraltro, a chiudere il cerchio, basti controllare l'età della Salerno al momento di girare il film: appena maggiorenne, quindi troppo vecchia per un'allegra e furente sessione di bunga bunga con il prossimo Capo del governo, ma presumibilmente ancora minorenne al momento del casting, che solitamente si effettua tempo prima delle riprese. Per quanto riguarda gli altri nomi coinvolti in questa insensata commediaccia balneare, è difficile trovarne qualcuno degno di nota: Mauro Di Francesco non è certo una novità, per quanto riguarda il trash anni '80; Vittorio Marsiglia viene riesumato dal programma Il pranzo è servito (indovina un po'? Direttamente dalle reti Fininvest); Gianni Ciardo è simpatico, ma al cinema non si è mai emancipato da questi ruolini penosi di commediole erotiche e demenziali; Patrizia Pellegrino è un altro relitto tv, che tornerà a galla qua o là (cercherà di riciclarsi anche come cantante e attrice teatrale) senza lasciare mai segno del suo passaggio; Maurizio Mattioli è un caratterista perennemente impegnato nella parte dell'energumeno burino romanesco; Eva Grimaldi mostra ciò che deve mostrare un'attrice costantemente impiegata nel ruolo della bonona non particolarmente intelligente (di lì a poco comparirà brevemente anche nell'Intervista di Fellini: bestemmia!); Gegia è una caratterista non disprezzabile, ma che non ha mai saputo fare il salto di qualità (vedi Gianni Ciardo, ma un po' peggio); Alessandra Mussolini, infine, è Alessandra Mussolini e tanto (le) basti. Dinnanzi a tanto sfacelo non si può che indietreggiare. A scriverlo ci si sono messi in quattro, ma l'anonimato dei nomi già promette lo scialbo tono della sceneggiatura: Mariuzzo, Perrone Capano, Verucci e lo stesso regista, che fra l'altro da qui in avanti donerà l'eutanasia alla sua già non brillante carriera, licenziando quasi esclusivamente fiction televisive. Ricordiamo questo trasandato lavoraccio per questa scena, una delle prime: due ragazze affiancate in bicicletta, inquadratura frontale. Una fa una domanda, dietro alle due si avvicina un vistoso camion di gelati; stacco della camera sull'altra che risponde, la strada dietro è perfettamente sgombra. 1/10.
Avventure marittime, fra la spiaggia e l'albergo, di un gruppo di turisti italiani in Italia: i due playboy che non concludono mai, la finta nobile che in realtà fa la prostituta, il padre satiro che vuole costringere il figlio ad accoppiarsi, il tennista con l'allenatore che gli proibisce le avventurette, la belloccia che insidia il tennista...
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