Regia di Henri Decoin vedi scheda film
Impeccabile quanto triste "noir" di un maestro del cinema francese pre-"Nouvelle Vague". Michel Simon stratosferico!
Michel Ancelin (Michel Simon) è medico condotto in una cittadina della provincia francese, un uomo frustrato dalla mediocrità della sua esistenza e deriso dagli altri notabili del paese per la sua dedizione alla bottiglia. Una sera, completamente ubriaco e in compagnia della sua convivente Medeleine Bodin, investe un motociclista, uccidendolo. Riesce ad alterare la scena del misfatto, mascherandola in un banale incidente della strada. L’espediente funziona, nonostante lo stesso Michel Ancelin suggerisca agli inquirenti l’ipotesi di un delitto camuffato. Pochi giorni dopo e del tutto casualmente, scopre che la sua compagna lo tradisce e lo deruba a vantaggio dell’amante. Inorgoglito dal successo della sua precedente impresa e convinto di essere diventato un genio del crimine, elimina il rivale, sopprime il medico che nel paese gli fa concorrenza e arriva a far fuori persino l’amata Madeleine nel momento in cui questa decide di raccontare alla polizia tutti gli eventi di cui è stata direttamente o indirettamente testimone. Per un fortunoso concorso di circostanze, tutto fila liscio, nulla accusa il medico bonario e ubriacone. Esasperato da un destino che si ostina a relegarlo nell’anonimato a dispetto della perfezione dei delitti che ha architettato, Michel Ancelin si autodenuncia. Il commissario incaricato delle inchieste, forte di prove che sembrano accusare la povera Madeleine, secondo lui morta per un increscioso incidente, non crede alla confessione di un uomo alcoolizzato e disperato, desideroso di salvare la memoria della donna amata. Michel scrive allora una lettera dettagliata e inequivocabile al procuratore della Repubblica e si suicida davanti al camino di casa con un colpo di pistola. Cadendo, però, spaventa il gatto di casa che, scappando, fa cadere la missiva tra le fiamme. La vita di un genio del crimine finisce proprio nell’anonimato di cui aveva terrore.
Un ottimo “noir” di antica data, misconosciuto persino in patria (solo sette recensioni nel nostro sito-collega francese “Allociné”), realizzato dal versatile Henri Decoin, autore di non poche pellicole di valore negli anni ’40 e ‘50, ma irrimediabilmente travolto dall’avvento della “Nouvelle Vague”. La forza di questo film risiede nell’introspezione psicologica e nell’interpretazione del suo protagonista, un assassino seriale mosso da uno spirito di rivalsa personale e sociale, un personaggio doppio: bonario e inoffensivo per la gente che lo circonda, lucido e spietato nell’allestire la sua macabra e beffarda messa in scena. Michel Simon giganteggia nell’incarnazione di una specie di Dottor Jekyll/Mister Hide suo malgrado. Gli altri attori non possono che rassegnarsi a ruoli certamente dignitosi, ma scavalcati dal suo talento. Un personaggio che rimanda alla splendida performance di Michel Serrault ne “I fantasmi del cappellaio” di Claude Chabrol (1982), tratto da un romanzo di Georges Simenon. La citazione è quasi doverosa perché lungo l’intero film si respira quell’aria di provincia apparentemente senza storia ma teatro di torbide vicende descritta a più riprese dal regista francese e si segue una trama nera e cinicamente ironica tipica dello scrittore belga.
Una perla nel suo genere, un gioiello passato quasi inosservato, ma sono fiducioso. Con il cinema e con l’arte il tempo è spesso galantuomo.
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