Regia di Bruno Gantillon vedi scheda film
Favola erotica, inserita in un contesto lesbico. Un inno alla bellezza femminile ma anche una presa di coscienza sulla caducità della perfezione estetica: destinata a soccombere sotto l'implacabile scorrere del tempo...
In viaggio lungo uno sperduto paese di montagna, Françoise (Mireille Saunin) e Anna (Michèle Perello) sostano, molto male accolte, in una locanda dove vengono ammonite ad abbandonare il luogo e attraversare in breve tempo il bosco. Ritrovandosi sempre nello stesso tratto di strada le ragazze, esaurito il carburante, restano a piedi e decidono di trascorrere la notte in un pagliaio all'interno del quale si concedono l'una all'altra in un rapporto saffico forse non nuovo nella loro relazione. Al mattino Françoise si risveglia da sola e un ambiguo nano di nome Gurth (Alfred Baillou) si propone di condurla da Anna e l'accompagna sulla riva di un fiume dove l'attende una barca: destinazione il castello di Morgana (Dominique Delpierre), una giovane (apparentemente) saffica che si circonda di donne: quelle belle per goderle in intimi amplessi, mentre le brutte -segregate nelle segrete- per intimorire le nuove (come Françoise) giunte al castello...
Singolare ed eccentrico lavoro opera di un regista francese evidentemente ispirato dal connazionale Rollin o, quantomeno, da tematiche simili anche se qui non siamo nel genere horror e, a dispetto di un improprio titolo italiano (più pertinenti l'originale Morgane et ses nymphes e l'internazionale Girl slaves of Morgana le Fay) l'opera protende alla fiaba, alla fantasia e, non di meno, all'approccio lesbico, assai azzardato per l'epoca (1971).
Quello che sembra interessare il regista è il mondo femminile soprattutto quello della giovinezza. I personaggi che esulano da questo contesto vengono tratteggiati come brutti (soprattutto gli avventori maschi della locanda nell'incipit) o anziani (le donne prigioniere nelle segrete).
"Mi sembra di vivere come un sogno... di trovarmi in una sorta di incantesimo, come se fossi entrata in un'altra dimensione", sono le parole pronunciate -con presa di coscienza alterata- da una straniata e talvolta sorpresa Françoise. E questo, ovvero l'incombere di una dimensione "altra", come vaso di Pandora gravante sul capo della protagonista (lo scopriremo nell'ambiguo finale) è tema che sembra volere approfondire Bruno Gantillon.
Dimensione altra, metafora di un mondo fatato, dove non esistono demoni o streghe, dove la magia non è nera ma incantata (e non a caso la pratica Morgana). Dove si può essere giovani e belle per sempre, circondate da tre ancelle che hanno doni precognitivi (una vede, l'altra sente e l'ultima parla). Il mondo degli umani non è poi così distante: lo separa il corso di un fiume e una barca guidata da correnti sconosciute; lo separa un cavallo evocato da un anello prestigioso; lo separa un cimitero, e il nero cocchio funebre trainato da un mesto cavallo. Lo separa un pagliaio dove passato, presente e futuro sono definizioni temporali prive di senso. Dove qui e ora corrisponde a là e in ogni momento.
Difficile da seguire, soprattutto quando assume derive da "C'era una volta" ma se si ha la pazienza di viverlo può regalare una gradevole esperienza. E non solo visiva, data la cura formale di messa in scena con dettagli cromatici di certo interesse (ad esempio le tuniche delle tre ancelle: verde, azzurro e giallo).
Le diavolesse è in conclusione un film molto curato nella regia e reso affascinante dalla attraente colonna sonora. Quindi è anche, ingiustamente, rimasto inedito in home video troppo a lungo.
Curiosità
Diversi elementi (soprattutto sul piano visivo e nell'approccio lesbico) ricordano in più contesti Le regine del Diavolo (Tonino Cervi, 1970). Mentre l'inconsistenza della trama e taluni momenti spenti (noiosissimi anche durante i rapporti sessuali) lo apparentano inevitabilmente ai lavori di Rollin.
Grazie comunque alla Sinister che lo ha proposto in Dvd in una special edition che si distingue per la discreta qualità video (1.66:1) e per l'inserimento del cortometraggio di 12 minuti, Un couple d'artistes (questo sì davvero inquietante).
Traccia audio italiana, purtroppo mediocre che merita di essere seguita con i sottotitoli.
Un couple d'artistes / 1970
(Cortometraggio di 12 minuti diretto da Bruno Gantillon)
Una giovane e bella studentessa d'arte si reca per lavoro a Parigi, ospite nella casa di una coppia di anziani che l'hanno assunta a tempo pieno come governante. Ma i due arzilli vecchietti non sono affatto educati e gentili come apparsi in un primo momento.
Gantillon dirige un inquietante cortometraggio che suscita certo malessere, soprattutto per le sequenze dell'incubo notturno, con primi piani insistiti sui volti illuminati dal basso dei due anziani. Sintetico, ben fotografato e diretto nonché feroce e cinico a causa di un finale inatteso e molto crudele...
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta