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L'albero del vicino

Regia di Hafsteinn Gunnar Sigurðsson vedi scheda film

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La recensione su L'albero del vicino

di barabbovich
7 stelle

Pizzicato dalla moglie Agnes (Jónsdóttir) mentre si trastulla guardando un video girato con una sua ex, il quarantenne Atli (Steinþór Hróar Steinþórsson) viene mandato via da casa e si trova costretto a rientrare in quella dei genitori. I quali sono ai ferri cortissimi con i propri vicini a causa di un albero che produce un'ombra eccessiva nel giardino di questi ultimi. Il taglio delle gomme dell'auto e la sparizione del gatto dell'anziana coppia - fatti solo presumibilmente imputabili ai più giovani vicini - dà luogo a un'escalation di reciproche rappresaglie che arriverà al parossismo.
Il cinema islandese fa occasionalmente incursione dalle nostre parti e stavolta lo fa con l'opera terza di un regista che non disdegna il registro grottesco né si sottrae a un finale splatter. Il suo è un film con due trame parallele sul tema dell'incomunicabilità e del pregiudizio (spariscono prove, animali e persone, vedi la vicenda del figlio dell'anziana coppia morto suicida chissà per quale motivo) che sbocca in esiti contrapposti, popolato da personaggi perennemente accigliati, contornati da suoni e rumori stranianti, a sottolineare il contrasto tra l'apparente sobrietà e pulizia delle casette a schiera della civilissima Islanda e gli umori malmostosi che serpeggiano tra gli abitanti che le abitano, pronti a darsi guerra per un'inezia. Sull'insieme, aleggia l'ombra di Kaurismäki, con quella tipica miscela di bizzarro ed effetto straniante.

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