Regia di Hafsteinn Gunnar Sigurðsson vedi scheda film
Perché non riusciamo a comprenderci e a concentrarci sull'unica cosa che conta?
Nel pieno di una crisi coniugale, Atli lascia l'appartamento alla moglie e a sua figlia, tornando a vivere dai suoi genitori. Tuttavia anche nella sua casa paterna non si respira un'atmosfera serena e sua madre, una donna dal carattere dominante esasperato dalla scomparsa anni prima del fratetllo di Atli, trova sempre un motivo per nutrire il suo delirio di persecuzione. Quando i vicini vengono a lamentarsi dell'ingombro del grande albero piantato in giardino (fa ombra alla loro veranda) una serie di mosse e contromosse porterà all'irreparabile...
Una black comedy che porta in scena uno stile narrativo nordico, pieno di pause e silenzi, mescolato a un gusto surreale che mi ricorda certe commedie iberiche degli ultimi anni.
Il paradosso è proprio questo: nell'isola che ha solo poco più di 300 mila abitanti sparsi su una superficie di 100.000 kmq (il Paese con minor densità abitativa europea), la convivenza o la contiguità non sono sempre piacevoli. Il regista ci tiene a smontare il luogo comune raccontandoci le disavventure nella coppia, nel condominio oltre che fra semplici vicini di casa.
Ma L'albero del vicino non è semplicemente una commedia di costume. E' una commedia quasi esistenziale che vuole far emergere come - di fronte alle angherie subite dalla vita - le persone tendono a reagire dirigendo altrove la propria aggressività, spesso su capri espiatori improvvisati, pur di scrollarsi di dosso il proprio dolore, potendosi specchiare anche solo per un attimo nel dolore degli altri.
La paranoica (splendida) figura di Inga (madre di Atli) è affidata alle cure della bravissima Edda Björgvinsdóttir, attrice di teatro temporaneamente prestata al cinema.
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