Regia di Hafsteinn Gunnar Sigurðsson vedi scheda film
Vale il biglietto: il trattamento di "bellezza" riservato al pastore. Esilarante
Venezia 74. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.
Eybjorg è giovane e bella. Corre in bicicletta, pratica jogging, porta a spasso il cane e copula alacremente col marito per avere un figlio. Nei momenti liberi prende il sole in giardino nella breve estate d'Islanda. Inga, la vicina di casa, è inacidita dall'età e dai dispiaceri della vita e mal sopporta l'avvenenza della nuova moglie del dirimpettaio. Così, quando quest'ultimo le ricorda di far potare l'albero nel suo giardino che proietta la propria ombra molesta, si barrica dietro ad un ostentato diniego. A rendere più intrattabile Inga ci pensa il figlio Atli tornato a vivere dai genitori da quando la compagna l'ha cacciato di casa... Così sotto la pianta, le cui pacifiche fronde si muovono al ritmo della brezza leggera, si assiste ad un crescendo di screzi e battibecchi che finisce per coinvolgere anche i due mariti, Konrad e Baldwin. Chi pensava che l'Eden si trovasse in medio Oriente si sbagliava. Hafsteinn Gunnar Sigurðsson pone il luogo della creazione nella lontana, fredda e poco popolosa "terra dei ghiacci". Un "giardino" qualunque, in essa, diventa teatro nel quale l'invidia e il rancore alimentano gli odi di un gruppo ristretto. Il "peccato" si insinua come una serpe carica di sberleffi che strisciando melliflua tra le persone ne ottiene il rispetto e l'adorazione. Ma una volta "violato" il sacro "albero della conoscenza" gli abitanti dell'Eden si scoprono abbandonati e mortali. Il regista con lucida consapevolezza allarga la sua visione metaforica a contesti globali (la famiglia, in fondo, è solo la prima cellula sociale) e lo fa con una buona dose di cinismo. Con soluzioni divertenti e al limite dell'assurdo perora la sua causa ossia mette in scena la drammatica stupidità dell'Es freudiano che scalpitante si ribella e deflagra spazzando via l'Io razionale. Il finale cinico e sconsolato è il risultato di questa esplosione. Per fortuna Sigurðsson è un Dio magnanimo che (forse) perdona, impietosito, le sue creature o quello che ne resta.
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