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Sicilian Ghost Story

Regia di Antonio Piazza, Fabio Grassadonia vedi scheda film

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La recensione su Sicilian Ghost Story

di maghella
9 stelle

 

C'era una volta in Sicilia un piccolo paese, e vicino a questo paese un bosco, in questo bosco 2 giovani adolescenti scambiano i primi approcci da innamorati. Luna e Giuseppe, questi i loro nomi, sono compagni di scuola che da tempo si scambiano sguardi e ammiccamenti. La mamma di Luna non vuole che la figlia frequenti Giuseppe, ma nonostante il divieto materno, la ragazzina segue l'amico nel suo maneggio e lo guarda cavalcare. E' proprio dopo che è sceso dal suo cavallo che Giuseppe scambia il suo primo bacio (e ultimo) con Luna, per poi sparire nel nulla e diventare un fantasma.

Il bellissimo film dei registi Antonio Piazza e Fabio Grassadonia prende a questo punto 2 sentieri (per continuare il linguaggio visivo del bosco): quello reale, il personaggio di Giuseppe è ispirato al piccolo Giuseppe Di Matteo, ucciso dalla mafia l'11 gennaio del 1996 , per mano di Giovanni Brusca perché figlio di un pentito; quello di fantasia, in cui i sogni di Luna e di Giuseppe permettono ai 2 ragazzi di fuggire da una realtà fatta di omertà e convivenze criminali.

L'incontro iniziale nel bosco rende alla storia un'atmosfera fiabesca dalle tinte horror, Luna e Giuseppe appaiono come due eroi di un libro antico che devono combattere contro mostri e tiranni per riuscire a coronare il loro amore. Il cane aggressivo che trovano lungo la loro prima passeggiata e che li fa scappare, è di cattivo auspicio per quello che accadrà subito dopo a Giuseppe: il ragazzino per sfuggire al cane, perde lo zaino, i quaderni, l'astuccio e un piccolo pupazzo di Dragon Ball dai capelli blu. Giuseppe perde (in quel gesto simbolico) tutto quello che appartiene alla sua vita da adolescente, e viene rapito dagli orchi assassini che lo strappano con l'inganno ai suoi affetti.

Giuseppe è sparito, cosa posso fare io?” è quello che si domanda da subito Luna, e lo domanda a tutti consegnando per il paese volantini per far luce sulla scomparsa di Giuseppe. Luna si allarma immediatamente per l'assenza dell'amico, comincia a cercarlo ovunque, prima a casa, poi in giro, si tinge i capelli di blu (proprio come Dragon Ball) e diventa -assieme alla sua amica Loredana- una sorta di super eroina moderna per poter trovare il ragazzo. Rimasta sola e inascoltata da tutti, si rifugia nelle sue facoltà mentali e cerca rifugio nei sogni.

Luna e Giuseppe rimangono in contatto grazie alla lettera d'amore che Luna aveva avuto il coraggio di dare a Giuseppe prima che sparisse. La bella e sincera dichiarazione d'amore di Luna da a Giuseppe l'unica speranza che qualcuno ancora lo stia cercando.

Luna in preda a crisi quasi sciamaniche riesce a visualizzare le prigioni del ragazzo e nei suoi sogni a liberarlo. Ma dov'è la libertà per i 2 ragazzi? In Luna pare essere quasi nella morte per raggiungere l'amico, in Giuseppe la dolce sensazione di sentirsi amato senza rassegnazione nel subire apaticamente la propria prigionia.

Purtroppo il finale è quello tragico che tutti conosciamo, la realtà può superare molto spesso (e in questo caso lo fa) anche la storia di fantasia più crudele. Giuseppe diventa un fantasma senza neppure morire. Già da vivo è un fantasma. Un fantasma per la società che lo circonda, un fantasma per la madre che lo piange come morto quando è ancora vivo, un fantasma per i suoi carnefici che non hanno alcuna pietà nel tenerlo segregato peggio di una bestia, un fantasma per quelli che pensano che si meriti quel destino perché il padre è un infame.

La speranza sta nel cuore di Luna, che lo ha amato senza giudicarlo per la sua famiglia. Che non si rassegna a vederlo sparire senza lottare per liberarlo, che non lo cancella dal suo cuore e dalla sua coscienza perché così “si deve fare” (come continua a raccomandarle la madre).

Luna cercherà la morte per poter sparire anche lei con lui, ma è a questo punto che la magia del cinema ci permette di sperare (così come lo è stato per il film di Bellocchio “Buongiorno notte”) e di vedere negli occhi e nel cuore della ragazza la possibilità di un futuro migliore.

Oggi è ancora possibile fare un film che parli di mafia senza dover scendere a compromessi con i consueti cliché che il cinema ci ha insegnato a conoscere negli anni. Il linguaggio narrativo di questo film è decisamente horror, sia per i simboli contenuti nelle immagini e nelle scene proprie del racconto di paura (il bosco, gli animali, i personaggi), sia per la tematica (l'amore contrastato, il principe da salvare, gli orchi da sconfiggere). Luna e Giuseppe, per motivi differenti, sono le vittime sacrificali di una società malata e criminale, che non muove un dito perché tutto possa rimanere esattamente così come è da decenni. La capacità di Grassadonia e Piazza è stata quella di trasformare in leggenda fantastica un tremendo fatto reale di cronaca, proprio come accadeva tempo addietro con i cantastorie e i loro cartelloni illustrati. Qui la bellissima fotografia di Luca Bigazzi (e scusate se è poco...mi vien da dire) è decisamente fondamentale per l'ottima riuscita del film, riuscendo a descrivere il forte contrasto tra il senso di angoscia e claustrofobia con le luci buie e i colori cupi delle prigioni di Giuseppe, e la luce lunare bianca o del sole cocente siciliano dei momenti di ricerca (e di libertà) di Luna.

Una nota di merito ai 2 giovani protagonisti, Julia Jedlikowska nella parte di Luna e Gaetano Fenandez per quella di Giuseppe, i due giovani attori si sono avvicinati ai loro personaggi con la delicatezza che meritavano, comprendendo fino in fondo la complessità dei loro ruoli.

Ci sono molte storie di fantasmi in Sicilia, storie terribili di sparizioni, di vite spezzate solo perché parenti o conoscenti di persone “scomode”.

Giuseppe è sparito, che cosa posso fare io?”, un messaggio che non può restare indifferente, che scava nel profondo, lentamente ma inesorabilmente come una goccia nella roccia, e l'acqua è un elemento sempre presente in tutto il racconto, voglio pensare che sia il simbolo della nostra coscienza collettiva pronta a non accettare più i silenzi e i fantasmi della Sicilia...ma non solo.

 

Note.

Giuseppe Di Matteo fu rapito il 23 novembre 1993 e fu ucciso per ordine di Giovanni Brusca l'11 gennaio del 1996. Rimase prigioniero dei suoi carnefici 779 giorni. Non aveva ancora compiuto 13 anni quando fu rapito, morì a 15 anni. Per l'omicidio e il sequestro di Giuseppe Di Matteo sono stati condannati circa 100 mafiosi coinvolti.

 

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