Regia di Antonio Piazza, Fabio Grassadonia vedi scheda film
Dal più agghiacciante episodio di estorsione mafiosa risalente ai '90, i registi di Salvo costruiscono con grande stile di regia quasi un fantasy che riflette su un percorso di vita che ci fa tornare all'elemento originario. Magico, tragico, potente e commovente.
CANNES 70 - SEMAINE DE LA CRITICHE
La drammatica, sconcertante vicenda del figlio del collaboratore di giustizia messinese (o "infame", secondo il concetto deprecabile della parte avversa), rapito, strangolato e disciolto nell'acido dopo quasi 800 giorni di prigionia, è nota anche oltre il nostro confine nazionale.
I registi dell'ottimo Salvo, già premiati a Cannes, riprendono questo agghiacciante episodio di ritorsione ed intimidazione mafiosa, costruendo per davvero, come promette il titolo, una incalzante dolorosa ghost story che trova nell' eccelso stile di regia il suo più felice sviluppo fino ad un epilogo tristemente immaginabile.
Altro che i fantasmini puerili e pure inutili di Personal Shopper del pur altrove ottimo Assayas!!
I due bravi registi iniziano la loro tragica, ma anche fantastica storia, partendo dagli elementi primari, ovvero dall'acqua e dalla roccia, per riportarci in superficie, ove scorre la vita animale e umana, per raccontarci una storia d'amore adolescente che vince la cattiveria adulta, ma pure la freddezza e l'ipocrisia del mondo dei grandi che, pur volendo bene ai propri ragazzi, non riescono (più) a coglierne quegli istinti quasi telepatici ove l'amore riesce a vincere sulla tragedia e sull'abominio più mostruoso.
Piazza e Grassadonia ci mostrano anche, lungo la strada tortuosa e complessa intrapresa, un entroterra messinese boschivo e lussureggiante che pare uno sfondo svizzero, non certo tipicamente siculo, e ci costruiscono intere scene di una bellezza straordinaria, che ben rendono l'atmosfera sinistramente magica che pervade, anzi nutre, la vicenda cruda e spietata ove tutto il buono finisce per tornare all'acqua e alla roccia d'origine, quasi come in un documentario di Patricio Guzman.
Una ottima, rassicurante conferma quella dei due registi, che sanno rischiare in molte occasioni, sviando gli ostacoli con la potenza e la purezza delle immagini.
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