Regia di Ceyda Torun vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE
Il gatto, considerato, come specie vivente, dunque presente dalla notte dei tempi, ha vissuto i cambiamenti storici di una capitale pregna di storia e di sconvolgimenti quale è stata Istanbul negli ultimi millenni. La regista Ceyda Torun, coadiuvata dal marito Charlie, ci racconta la storia ed il ruolo del gatto nella capitale di oggi, concentrandosi su nove storie di felini (una per ogni vita, mi verrebbe da pensare), tutti randagi, tutti parte integrante di una popolazione che oggi, ancor più che nel passato, ottiene attenzione e cura da parte di molti tra i cittadini inseriti nel contesto economico della metropoli, e che ogni giorno si prendono cura di essi, ognuno del o dei suoi randagi prescelti; assicurando loro un pasto giornaliero fresco e assai gradito (pesce fresco dai pescatori, cibi freschi da ristoratori e similari, ed ottenendo in cambio e come gratificazione una soddisfazione intima che genera uno stato d’animo aperto all’ottimismo e al buon vivere.
Sembra una favola, ma il film, girato ad altezza animale, con riprese ardite e ben calate sulla postura atletica degli splendidi esemplari, riesce a comunicare anche allo spettatore in sala una serenità d’animo che solo chi convive con un animale domestico (cane o gatto che sia) riesce bene a comprendere nei suoi effetti palpabili.
La pellicola ha soprattutto il merito di riuscire a restituire la natura autentica del felino, senza prestarsi a inutili e fuorvianti situazioni “addomesticate” o umanizzate tipiche della favola o della fiction per giovani utenti: il gatto interpreta se stesso nel suo girovagare quotidiano in cerca di cibo, camminando tranquillamente tra la folla che li rispetta senza stressarli di quella affettuosità fastidiosa e pesante che spesso finisce per renderli diffidenti e paurosi; la macchina li segue con la stessa naturalezza e intervista gli individui che si prendono cura di quella folla affamata, con sacrificio ma ricevendo in cambio il regalo inestimabile di una serenità che ci appare palpabile, contagiosa.
Un documentario schietto, per nulla edulcorato, o "disneyzzato", perfettamente calato entro i vicoli di una città mozzafiato, vista anche dall’alto grazie alle agili e privilegiate riprese offerte dalla visione tramite droni.
Coloro che possiedono un animale domestico, ed in particolare un gatto, capiranno al volo il sentimento di positività che il film cerca con successo di descrivere, ovvero il benessere mentale che il felino riesce a restituire con naturalezza e dignità in cambio di un lauto sostentamento. Chi non ha questa fortuna, si soffermi a rifletterci: è tutto vero!
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