Regia di Ceyda Torun vedi scheda film
Il documentario ci porta alla scoperta di un profilo inedito di Istanbul, le cui strade e piazze sono popolate da una moltitudine di gatti, la cui esistenza si intreccia con la storia millenaria della città e con la vita quotidiana dei suoi abitanti.
Il documentario del turco Ceyda Torun ci porta alla scoperta di un profilo inedito di Istanbul, le cui strade e piazze sono popolate da una moltitudine di gatti, la cui esistenza si intreccia con la storia millenaria della città e con la vita quotidiana dei suoi abitanti. Ci sono i gatti nella metropolitana, i gatti che vagano per i mercati all'aperto, i gatti accampati nei caffè, i gatti del porto, sicuramente i gatti vicini ai pescatori, gatti e gattini che sbucano da angoli e vicoli ovunque.
I gatti, pur essendo in maggioranza randagi e senza padrone, incarnando un’idea di libertà e indipendenza, hanno comunque delle figure umane di riferimento da cui ritornano quotidianamente per ottenere cibo ed affetto: il rapporto tra il felino e l’umano, basato su simbiosi ed empatia, è è al centro dell’interesse documentaristico di Ceyda Torun, con interviste ai diversi abitanti della città che hanno creato un rapporto speciale con uno o più gatti.
Ognuno dei gatti protagonisti, ciascuno debitamente menzionato nei titoli di coda, è raccontato in maniera diretta, attraverso le riprese che lo seguono nei suoi vagabondaggi o ne immortalano le lotte, ed in maniera indiretta attraverso le parole del suo umano di riferimento, che spiega il carattere unico dell’animale e lo speciale legame che si è legato tra di loro: c’è qualcosa di bello e puro nel fermarsi ad accarezzare un gatto che fa le fusa, un intervistato dice..
I gatti sembrano far parte integrante della cultura cittadina e, se per alcuni il rapporto con loro ha un effetto terapeutico, per altri la presenza dei gatti ha qualcosa di spirituale: “Dio ci avvicina a lui in modi diversi”. C’è chi collega all’incontro con un felino un cambiamento in meglio della propria esistenza, immaginandolo come un inviato del Cielo. Addirittura si enuncia la teoria per cui il gatto conosce l’esistenza di Dio e per questo, a differenza del cane, non tratta l’uomo con sottomessa deferenza, in quanto è cosciente che al di sopra dell’essere umano vi è un Essere Supremo.
Il fascino millenario di Istanbul ci avvolge per 80 minuti, ma, se il documentario riesce a rivelare un lato dell’anima dell’antichissima città attraverso un suo aspetto inedito grazie alle riprese ad altezza-gatto tra le vie cittadine ed alle vedute aeree dei droni sugli antichi quartieri, dai primi piani dei musi degli enigmatici protagonisti emerge invece un mistero che nessuno sarà mai in grado di penetrare.
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