Regia di Sabu (II) vedi scheda film
Un killer professionista è costretto a nascondersi in una baraccopoli giapponese dopo uno scontro, verrà curato da un bambino a cui si affezionerà. Pellicola come mille altre, prevedibile ma tecnicamente ottima.
Un killer di Taiwan viene mandato in Giappone per una missione punitiva, con lo scopo di uccidere un boss locale. Entra in una discoteca armato di un coltello, ovviamente il boss ha tanto di scorta armata fino ai denti, così finisce per essere catturato. Potevano farlo fuori subito ma si sarebbe perso il bello, così preferiscono portarlo in campagna e pestarlo come una zampogna. Lì vicino però c'è un uomo chiuso in un'auto che osserva la scena, si scoprirà essere il padre del bambino che il nostro killer incontrerà in seguito, il quale per vendetta personale aggredisce gli scagnozzi del boss e propizia la fuga di Mr. Long. Durante la stessa, totalmente al buio, uno degli aggressori spara con una pistola alla cieca nei cespugli e uccide tutti ma proprio tutti, tranne, indovinate un po'?, il protagonista. Alla cieca. Nel buio più totale. Dopo aver vagato - ferito e confuso - per le campagne, il protagonista riesce a salire su un camioncino e si ritrova in una baraccopoli di Okinawa (o dintorni); lì un ragazzino, presumibilmente senza mezzi e soldi, gli procura disinfettanti, garze sterili, stoviglie e due fuscelli di un qualche tipo di sedano giapponese. Il nostro killer si scopre essere uno dei finalisti del MasterChef taiwanese, con dell'acqua e due foglie di insalata, prepara un brodino così meraviglioso che il ragazzino chiama a raccolta tutto il quartiere per fargli assaggiare quella meraviglia. Che io per fare mangiare due broccoli ai miei devo friggerli nell'olio, cospargerli di mozzarella, annegarli in ketchup e maionese e ficcarglieli con l'imbuto in gola. Lui, acqua e verdura et voilà. Nel giro di poco, da spietato assassino con le lame, Mr. Long si riscopre cuoco sopraffine e si reinventa come brodinaro (dal nuovo dizionario petaloso: colui che vende brodini) ambulante, cercando di racimolare i soldi per il viaggio di ritorno a casa. Nel frattempo cura la madre del bambino che lo ha salvato, disintossicandola in poche ore da mesi di dipendenza con un paio di sberle, una doccia d'acqua corrente, e un po' di corda per tenerla ferma. Nell'imprevedibilissimo finale, tutti i cattivi si raduneranno nella sua stradina per punirlo ma non voglio rivelarvi cosa accadrà, potete immaginarlo: loro armati di lame, pistole e fucili e lui col coltellino svizzero delle giovani marmotte.
Questa è la trama, e fa schifo come vedete: zeppa di dettagli inverosili e con una sceneggiatura fragile. Ma se non ve ne importa nulla e volete perdervi nella splendida tecnica con cui il film è girato, nei noiosi ma intensi silenzi di Mr. Long, nella ritualità del suo preparare il cibo o nei momenti trascorsi con il bambino, bene allora guardatelo perché vi piacerà. È fatto bene, il protagonista è bravo, lo sono i comprimari, la fotografia è ottima e le atmosfere ben rese: sono questi i motivi per cui la valutazione media degli utenti è da quattro stelle. Ma a me tutto questo non basta, mi sono annoiato, ho trovato il film prevedibile e bacato e per quanto possa concordare con le quattro stelle sulla forma, nella sostanza per me ne merita due. Ne esce fuori, come media, una sufficienza perfetta.
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