Regia di George Pan Cosmatos vedi scheda film
L'attacco di una cellula terroristica svedese (sic!) alla sede di Ginevra dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (all'epoca in cui il terrorismo era politico e non religioso) comporta il contagio di uno di essi con un virus "sconosciuto", fortemente contagioso e fonte di una malattia letale. Il terrorista si imbarca sul treno Ginevra-Stoccolma e viene a contatto con molti dei mille passeggeri a bordo.
Presto alcuni di loro cominceranno ad avvertire i sintomi della malattia. Ma le Autorità Militari, individuato il pericolo costituito dal fatto che il convoglio potrebbe trasformarsi in un'incubatrice del virus mortifero, hanno già stabilito come minimizzare il rischio di contagio...
Oh, mi ricordo quando andai a vederlo al cinema, la sera dell'Epifania di tanti anni fa e quanto mi piacque quell'avventura in cui c'erano per un adolescente tanti motivi di interesse: la suspence del pericolo in corso, le singole storie dei vari protagonisti seguiti più da vicino nella sceneggiatura, le scene di azione e quel tanto di fanta-politica (anti-americana, ovviamente) figlia di già nate teorie complottiste.
Si era nel pieno del filone cinematografico "catastrofista" degli anni '70, culmine di una fase di sviluppo degli effetti speciali che forse oggi fanno sorridere ma allora sembravano molto realistici, tra l'altro lavorando anche molto sul suono (diffusori multipli nella sala e dolby-surround) e che già aveva partorito pellicole come Airport, Terremoto e Inferno di Cristallo, tanto per citarne alcune.
Ed era anche la fase in cui le scene dei film erano diventate molto più splatter, con sangue a profusione (anche in maniera spropositata).
Girato completamente a Cinecittà, tranne alcune location obbligate in Svizzera e quelle del "Cassandra Crossing" (che non era in Polonia, come descritto nella storia, ma in Francia ovvero il viadotto di Garabit), il film vuole essere un cocktail per accontentare un pubblico vasto (mescolando melense scene d'amore a conflitti a fuoco improbabili; storie di tossico-dipendenza a ricordi della Shoah e anche a un pizzico di erotismo) e soprattutto per dare un ruolo idoneo a tutte le varie star mobilitate per questa super-produzione internazionale (dalla limitata Sophia Loren a Burt Lancaster; da Richard Harris a Ava Gardner), con un registro inizialmente da commedia fino al culmine drammatico finale.
Rivedendolo a distanza di tanto tempo tuttavia mi sono reso conto che il film comunque regge e può ancora divertire. E poi mi è rimasta la piacevole sensazione all'uscita dalla sala pur tanti anni fa e quindi lo valuto più che sufficiente.
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