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Hotel Gagarin

Regia di Simone Spada vedi scheda film

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La recensione su Hotel Gagarin

di starbook
7 stelle

Un'opera piccola ma con idee grandi. Soprattutto se consideriamo grande ed esplosiva la potenzialità del Cinema.

'Un idea piccolina che verso il finale si evolve...' recitava una vecchia canzone di Francesco Guccini: frase che mi suonava in testa alla fine della visione di questo 'Hotel Gagarin'.

 

Un'idea piccolina come quella di portare in scena la sintesi del Cinema col fine di regalare un sogno agli altri (fruitori o attori) e contemporaneamente quello di regalare un sogno ai fautori di questo (alto) intento.

 

Una ragione di vita e di riscatto, effimera e limitata nel tempo, da parte di personaggi che hanno poco da chiedere ad una vita grigia, come lo sono spesso quelle di molti italiani che vedono quotidianamente le proprie aspettative frustrate, in un 'gioco' al delegare ed al 'posticipare' tipico della 'forma mentis' con la quale siamo oramai abituati a convivere.

 

Poi il paradosso, come forma affascinante di costruzione del soggetto filmico, in cui un posto così inospitale e 'Lontano' (in senso filosofico e geografico) come l'Armenia possa divenire un luogo di rivincita sociale e rinascita umorale.

 

Beh, in effetti più che idea piccolina si può parlare di un film piccolino con idee, non propriamente piccoline anche se decisamente non originali, ricorda infatti alcune pellicole del primo Salvadores: italiani in terra estera come in 'Mediterraneo' e 'Marrakech Express' (in cui ho notato forse impropriamente una citazione nella partitella a calcio) e soprattutto il film: 'Easy - Un viaggio facile facile'.

 

Beh, ve lo consiglio fortemente, primo perchè la distribuzione sciagurata (uscita a Giugno 2018) ha limitato il numero di ipotetici spettatori e poi perchè riesce a prendere le distanze dalle brutte commedie patetiche e poco divertenti (spesso scopiazzando commedie di successo da altri paesi) che riescono ad avere un minimo di successo (al botteghino) solo per la presenza di attori noti provenienti dalla televisione.

 

Purtroppo la carenza di mezzi (economici) limita il lavoro dell'esordiente regista (Simone Spada) depotenziando l'opera con un finale onestamente 'stiracchiato' e con il il 'limite' di non aver sviluppato appieno il personaggio recitato dall'anziano Philippe Leroy (qua addirittura mi è venuto in mente una citazione ardita quale tributo al lavoro del regista Kieslowski tratta dal Decalogo in cui tra la neve vengono mostrate le gesta quotidiane di un vecchio inquadrato per pochi secondi).

 

Sperando che il regista possa in futuro dimostrare appieno il proprio valore e che questo film d'esordio non rimanga una meteora, seppur decisamente splendente.

   

 

 

 

 

 

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