Regia di Fabio Meira vedi scheda film
La scoperta di un'altra Irene è per Irene la rivelazione di un vincolo di consanguineità da affrontare con il sasso in mano prima e con la tenera complicità tra adolescenti poi. L'asimmetria familiare preservata dal patto omertoso che alimenta gelosie e incomprensioni non può che ricomporsi nello scambio di ruolo tra doppi che doppi non sono.
La scoperta di un'altra Irene è per Irene la rivelazione di un vincolo di consanguneità da affrontare con il sasso in mano prima e con la tenera complicità tra adolescenti poi. Il quadro disordinato di una asimmetria familiare preservata dal patto omertoso di una feconda paternità di sole figlie femmine alimenta gelosie e incomprensioni che non può che ricomporsi nello scambio di ruolo tra doppi che doppi non sono.
La silenziosa guerra di piccole messaggere di pace
L'assolato palcoscenico barocco di un villaggio senza tempo nel cuore della ex colonia portoghese è lo scenario di una favola a tinte pastello; tra strade lastricate di pavè, branchi di adolescenti che ruminano al cinema o sguazzano al fiume e feste di debuttanti al ballo che scimmiottano l'elegante rendez-vous di rituali mondani. Nel quadro preordinato di rassicuranti convenzioni sociali e di antiche tradizioni patriarcali, la studiata strategia di una disobbedienza civile è la cifra morale di un cinema che cerca nell'emergere dell'anomalia e nell'affermazione di un nuovo paradigma nelle relazioni familiari (in un contesto più moderno si parlerebbe, senza fare troppi drammi, di famiglia allargata) un nuovo equilibrio su cui fondare un patto di non belligeranza tra generazioni, ma anche l'inevitabile rivincita di una subalternità femminile cui il tempo e il luogo forniscono gli strumenti per l'inevitabile ribaltamento dei ruoli e delle posizioni di potere: laddove moderne e rassegnate Penelopi attendono in casa facendo la calza o presiedendo al desco, nuove leve dell'apprendistato sentimentale affinano le loro tacite armi di seduzione, insinuando mezze verità e insidiando la serenità del focolare domestico, fino alla messa in scena di una permutazione di identità (si chiama Irene ed ha tredici anni!) che azzera le ipocrisie e rimette a ciascuno le proprie responsabilità. Se un cinema morale deve esservi, al suo debutto nel lungo Fabio Meira lo interpreta con la rarefazione di una favola di formazione che privilegia il candore degli sguardi (quelli delle bellissime e giovani protagoniste) e la grottesca pantomima delle discussioni domestiche, agendo nel fuori campo e nel contro campo per spostare allusioni e significati al di là della sonnolenta routine di un menage familiare, traguardando il futuro prossimo venturo di una piccola sedizione sociale destinata a rompere il silenzio e a guastare la pace. Candidato senza premi al Festival Internazionale del Film di Berlino e, per quel che ci riguarda, miglior film al Festival del cinema di Milano 2017.
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