Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film
Per Manoel de Oliveira non c'è scienza senza miracolo, e non c'è storia senza leggenda, e il tutto è sempre splendidamente racchiuso dentro vestigia mute e spoglie, come un'anima dentro un corpo sfatto. Magia è rispolverare quei segreti che la distanza temporale rende inverosimili, se non addirittura fantastici. I luoghi del passato non sono solo un richiamo per la memoria, ma anche uno stimolo per la riflessione creativa: come un antico documento può conferire veridicità e concretezza ad un'ipotesi filologica, così il mistero può donare profondità e complessità ad ogni spunto poetico, ad ogni intuizione filosofica. Il tema del film è l'immortalità, intesa come luce generata dalle tenebre: le atmosfere sono dominate da bagliori che emergono dal fondo buio, come apparizioni diaboliche o angeliche. La loro luminescenza è quella primigenia dei colori fondamentali, non ancora affetta dalle compromissorie gradazioni del pensiero umano. In essa si mescolano i culti esoterici e il frutto proibito della conoscenza, la mitologia greca e le formule cabalistiche, in un artistico gioco di seduzioni incrociate. La storia, multilingue, è una sorta di babele in cui le parole confondono ciò che la natura unisce: la cultura letteraria, infarcita di simboli e metafore, si sovrappone artificiosamente al carattere primitivo dell'istinto, che vive nelle viscere e si nutre di fuoco. Nella bellezza convergono l'incanto della purezza ed il fascino del peccato, e la donna regge il filo che unisce l'inferno al paradiso, come vergine, strega, maga, sacerdotessa o dea. "I misteri del convento" è un'opera che mette a fuoco il confine frastagliato tra la realtà e l'immaginazione, in cui la ricerca da indagine razionale si trasforma in avventura di scoperta, e la graduale presa di coscienza dello studioso sfuma nell'improvviso stupore di un bambino.
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