Regia di Antonio Morabito vedi scheda film
Guido, stretto nella morsa dei debiti, decide di ripagarli lavorando per la finanziaria che gli è creditrice: farà recupero crediti, conoscendo una realtà inedita e selvaggia, sotto l’ala protettrice – pur non sempre disponibilissima – dell’esperto collega Franco.
Rimetti a noi i nostri debiti è un film attualissimo per il 2018 in cui esce: uno dei primissimi casi (o forse il primo in assoluto) in cui il protagonista fa recupero crediti di lavoro, un mestiere decisamente popolare all’inizio del ventunesimo secolo in Italia eppure, per le sue implicazioni morali, sempre in secondo piano quando si parla della crisi economica e della diffusa povertà del Paese. Bene quindi il copione di Antonio Morabito (anche regista, al secondo lungometraggio a cinque anni di distanza da Il venditore di medicine, uscito nel 2013 con il medesimo interprete centrale, Claudio Santamaria) e di Amedeo Pagani, che sceglie toni realistici con sfumature sopra le righe, qua e là appena più leggere, per non affondare eccessivamente la storia in tematiche pesanti e tragiche, pure d’altronde sfiorate. E bene il duo di protagonisti, con il sempre affidabile Marco Giallini ad affiancare il già citato Santamaria; fra gli altri nomi di rilievo nel cast troviamo poi Jerzy Stuhr e Leonardo Nigro. Note dubbiose: un inizio che stenta a decollare; il ruolo didascalico (l’ambiguo maestro di vita, programmaticamente sorprendente e quindi mai realmente tale) di Stuhr, l’accanimento nell’uso della musica classica come contrappunto nei momenti di tensione o violenza; per il resto un’opera interessante, dai sufficienti meriti estetici e, come rilevato, ‘vera’. 5/10.
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