Regia di Antonio Morabito vedi scheda film
Guido (Santamaria) è un ex perito informatico rimasto senza occupazione dopo la chiusura dell'azienda dove lavorava e riciclatosi come magazziniere. Licenziato, si trova costretto a offrire l'unica risorsa che ha, il suo tempo, ai creditori che da tempo gli stanno alle calcagna e che sono arrivati alla minaccia fisica. Da perseguitato, Guido si trasforma così in pittima, in un percorso di formazione al male che consiste in tre semplici tappe: rintracciamento del debitore; messa alla gogna in pubblico; eventuale passaggio alle maniere forti. Il suo mentore è Franco (Giallini), uomo al soldo di una finanziaria senza scrupoli, che con questo sistema ha rastrellato parecchi quattrini, ma che non dimentica di andarsi a confessare alla domenica, magari recitando quel noto verso del Padre nostro che dà il titolo al film.
A cinque anni da Il venditore di medicine, Antonio Morabito confeziona un altro film di grande impegno civile che ancora una volta mette sul banco degli imputati le falle di un sistema capitalistico ottuso e brutale. Eccezionalmente, dietro l'operazione c'è Netflix, che per un pubblico sempre più abituato a deformarsi le terga sulla poltrona di casa è diventata l'alternativa low cost al cinema in sala. L'operazione (quella cinematografica, non quella di mutazione morfologica) riesce grazie all'intonazione dei due protagonisti, alla bella figura del professore, vero ponte tra due opposte realtà, interpretato da Jerzy Sthur (l'attore feticcio di Kiesloswki) e a una messa in scena che ha tutti i crismi del cinema da grande schermo.
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