Regia di Philippe de Chauveron vedi scheda film
Il bersaglio è trasversale, si mira al populismo dell' "allora ospitali a casa tua" così come all'ipocrisia tediosa di certi radical chic. Il risultato è riuscito, soprattutto perché il film mantiene quella leggerezza che ci vuole in una commedia divertente.
Ancora una volta mi ripeto e devo partire con una semplice premessa: i francesi le commedie le sanno fare.
Certo, si parla in linea generale, ci sono delle eccezioni non riuscite, ma di media quando mi trovo di fronte a una commedia francese il mio approccio è sempre positivo.
Questo "Benvenuti A Casa Mia" magari è inferiore a un film con simile tema razziale come "Non sposate le mie figlie" (che salta in mente subito visto che il protagonista è lo stesso, ovvero Christian Clavier), perché manca la coralità e la profondità di quel film, ma ancora una volta il bersaglio è centrato in pieno.
Nel mirino in questo caso in maniera trasversale c'è il populismo sciatto dell' "allora ospitateli a casa vostra" così come l'ipocrisia di certi radical chic, buoni a farsi belli con certi giri di parole ma vuoti nei fatti. L'idea allora è semplice, si fa arrivare un gruppo di rom in casa dello scrittore borghesissimo che ha appena pubblicato il libro "A braccia aperte" (da cui il titolo originale e il nomignolo con cui i rom lo chiamano, un tormentone azzeccatissimo), creando sconvolgimenti di ogni tipo. Il film funziona perché approccia il tema pesante con intelligenza ma anche con leggerezza, riuscendo a regalare 90 minuti da commedia brillante e allo stesso tempo evitando moralette pesanti da due soldi.
Funzionano un po' tutti i personaggi, con Clavier in particolare che si dimostra una sicurezza assoluta nel genere. Manca magari una certa profondità a rendere "indimenticabile" la pellicola, ma resta un film godibilissimo che merita un 7 pieno (tendente all'8).
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