Regia di Robin Campillo vedi scheda film
Ho visto il film con grande interesse, e non solo perché ha vinto il Grand prix a Cannes. Il tema della lotta all'AIDS e' stato spesso affrontato al cinema, resta spinoso ancora oggi, non tutti i film che lo hanno narrato hanno saputo trovare il giusto equilibrio. Robin Campillo è un regista per me nuovo, di cui avevo sentito parlare sporadicamente ma non avevo visto ancora nulla. C'è un evidente coinvolgimento autobiografico nel racconto degli attivisti di questa associazione parigina che nei primi anni 90 cercava di smascherare l'ipocrisia dei benpensanti e delle case farmaceutiche, in un momento in cui l'AIDS mieteva ancora tante vittime soprattutto fra gli omosessuali. Campillo conferisce una struttura corale al film, con molti personaggi rappresentati in maniera essenziale, anche se poi nella seconda parte si concentra sulla storia d'amore fra Sean e Nathan, di cui il primo ormai avviato inesorabilmente alla morte. Alcuni sostengono che la scelta di concentrarsi su questa relazione tolga efficacia al film, invece secondo me è giusta, perché il film aveva bisogno di un cuore narrativo che, altrimenti, rischiava di non trovare mai (le varie scene di discussioni nel collettivo sono reminiscenti dello stile de "La classe" di Cantet, di cui Campillo è stato sceneggiatore). La durata di 140 minuti è impegnativa e non mancano alcune singole sequenze che danno l'impressione di essere troppo protratte, ma nel complesso la passione del regista, il suo sdegno e il rigore delle scelte narrative, che nel finale giungono ad un'emozione lancinante, riescono a coinvolgere lo spettatore e conferiscono al film la sua tragica incisività. Nel cast molti volti poco noti, spicca soprattutto l'argentino Nahuel Perez Biscayart che interpreta Sean e che personalmente avevo già notato nell'inedito "Lulu" di Luis Ortega, presentato al festival di Roma nel 2014, nonché Renaud Valois a cui sono affidati alcuni toccanti monologhi. Confinata a una piccola parte invece Adele Haenel, volto fra i più noti del cast che è stata la protagonista dell'ultimo film dei fratelli Dardenne. A mio parere, un film duro ma non sensazionalistico. Personalmente, avrei evitato di affiancare alla scena dello spargimento delle ceneri di Sean, che è sicuramente l'acme emotivo del film, il nuovo rapporto sessuale di Nathan in montaggio alternato (tanto per sottolineare "viva la promiscuità del mondo gay?"). Invece credo che la scena più bella e forte del film è quando Nathan si reca in ospedale a trovare Sean sdraiato sul suo letto, non ancora di morte, e lo coinvolge con passione in un approccio sessuale baciandolo e masturbandolo fino a fargli raggiungere l'orgasmo. E' un momento di "pietas" che rivendica un vitalismo sessuale e affettivo anche per i malati terminali, e colpisce nel segno.
voto 8/10
120 battiti al minuto (2017): Adèle Haenel
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Ho visto che e' un film che ti ha preso molto,grazie Stefano di averlo proposto (il tema che tratta e' importante....).
Ciao ezio hai ragione e' una tematica molto delicata e importante, a mio parere il regista e' riuscito a trattarla col giusto equilibrio narrativo
Robin Campillo è indiscutibilmente un regista da tenere d'occhio. Non ha infatti al suo attivo solo le sceneggiature delle opere del miglior Cantet (quella de "La classe" appunto da te giustamente citata ma anche quella di "Risorse umane") perchè è stato anche autore in proprio (sceneggiatore, regista e montatore) di un altro interessante film passato da Venezia qualche anno fa dove si aggiudicò il primo premio nella sezione "Orizzonti". Parlo di "Eastern Boys" una storia difficile da digerire e da giudicare, dove la sessualità ha una componente morale tutt'altro che cristallina che invita a serie riflessioni (preceduto da altro curioso titolo di zombi , "Le revenants" (Quelli che ritornano), che aveva ricevuto critiche non altrettanto positive ma che è stato la fonte ispiratrice della fortunata serie televisiva dallo stesso titolo). Questo "120 battiti al minuto " è dunque la gradita conferma del suo talento.
Ciao Valerio! Del film precedente di Campillo ho sentito parlare, qualcuno sosteneva che come trama è abbastanza simile a Ti guardo il film venezuelano che ha vinto il Leone d'oro a Venezia qualche anno fa, ma non posso dire niente perché non l'ho visto. Invece tu sei riuscito a vedere questo ultimo film premiato a Cannes? A Firenze è stato distribuito?
Sì l'ho visto e a me è piaciuto molto non solo per la tematica che tratta e per la forte carica politica che ha (non poteva essere altrimenti visto che il nervo è ancora scoperto e parlare per esempio di preservativi nelle scuole quando si cerca di fare informazione, rimane spesso ancora oggi un tabù difficile da morire, così come lo stigma che continua a portarsi dietrora dietro), ma anche e soprattutto per la maniera in cui è stato girato (è formidabile il montaggio che è uno degli elementi che dà valore all'opera (proprio per come riesce a fondere e integrare fra loro i due piani della narrazione) insieme allo sguardo lucido di Campillo che sembra quasi osservare le cose dall'esterno ma ci è invece dentro con il cuore come dimostra in particolare la parte conclusiva dell'opera realizzata con una forma totalmente priva di retorica che emoziona ma con rigore ed evita di scendere a compromessi con la fascinazione del dolore. (trovo incredibile che sia stato vietato ai minori di 14 anni perchè per me è un film che fa informazione e che dovrebbe poter essere proiettato nelle scuole e soprattutto fatto vedere ai ragazzi che sono in prossimità di raggiungere quell'età perchè la sessualità si sviluppa molto prima di una volta ed è abbastanza elevato il numero delle persone che sono entrate in contatto con il virus a causa dei primi rapporti della loro raggiunta pubertà a causa della scarsa informazione che hanno sulle modalità con le quali ci si può difendere non solo da questa, ma anche da tutte le altre malattie a trasmissione sessuale di analoga gravità ma certamente (e ingiustamente) molto meno temute dell'HIV, in primis l'epatite C. Ho visto pure qualche anno fa a Venezia Eastern Boys (la sua precedente opera) e ritengo che ci vuole davvero molta ma molta fantasia a considerare la sua trama simile a quella di "Ti guardo". Se lo si dice, è perchè ci si ferma soltanto a piccoli dettagli così secondari da essere ininfluenti (e persino fuorvianti).
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