Trama
Agli inizi degli anni Novanta nasce Act Up, un'organizzazione di attivisti che hanno come scopo quello di richiamare l'attenzione sull'Aids e sulle conseguenze che l'Hiv ha sui malati. A fondarla è un gruppo di militanti, qualche tempo prima dell'inizio dell'applicazione della triterapia. Tra le fila di Act Up, il giovane Nathan vedrà la sua vita cambiare grazie all'incontro con il radicale Sean.
Approfondimento
120 BATTITI AL MINUTO: LA SFIDA ALL'AIDS NELLA PARIGI DEGLI ANNI NOVANTA
Diretto da Robin Campillo e sceneggiato dallo stesso con Philippe Mangeot, 120 battiti al minuto è ambientato nei primi anni Novanta a Parigi quando, con il virus HIV che oramai miete vittime da un decennio, le azioni degli attivisti di Act Up sembrano non sortire alcun effetto nell'opinione pubblica, più indifferente che mai. In tale contesto, Nathan, un nuovo arrivato nel gruppo, vede il suo universo del tutto scosso da Sean, un militante radicale.
Con la direzione della fotografia di Jeanne Lapoirie, le scenografie di Emmanuelle Duplay e i costumi di Isabelle Pannetier, 120 battiti al minuto è stato presentato in concorso al Festival di Cannes 2017, occasione durante la quale il regista ha spiegato il progetto: "Sono entrato tra le fila di Act Up nell'aprile 1992. In altre parole, dieci anni dopo che è scoppiata l'epidemia dell'Aids. Da omosessuale, ho vissuto gli anni Ottanta con la paura del contagio e della malattia. Nei primi anni Novanta mi sono imbattuto in un'intervista televisiva a Didier Lestrade, uno dei soci fondatori dell'associazione. Parlava in quella circostanza di una "comunità Aids" composta, secondo lui, da persone a stretto contatto con la malattia e di personale medico costretto a far fronte all'epidemia senza il largo sostegno della società circostante, sempre più preoccupata dell'espandersi del contagio. Il suo discorso ha rotto un silenzio che perdurava da oltre un decennio. Quello è stato il momento in cui ho deciso di aderire ad Act Up.
Sin dal primo incontro a cui ho partecipato, sono stato colpito dall'euforia del gruppo. Considerati i tempi bui che si attraversavamo, mai avrei immaginato di ritrovarmi a contatto con un gruppo di persone che parlavano liberamente e pubblicamente dell'Aids con l'aiuto anche di chi ne era stato colpito, che con la propria esperienza poteva essere d'esempio. Consumatori di droga, ex carcerati, emofiliaci, omosessuali e via dicendo, avevano imparato tutto tutta malattia e sul come unire il discorso medico con quello politico.
Act Up era composta di individui con forte personalità che in altre circostanze avrebbero avuto poca ragione per incontrarsi. La forza del movimento probabilmente proveniva dall'energia che ha portato gruppi eterogenei di individui a condividere un obiettivo comune nonostante le differenze. Anch'io sono stato un membro molto attivo, ho partecipato ai comitati medici e, soprattutto, a numerose manifestazioni, alcune delle quali hanno ispirato il film. In quel momento, era importante anche solo parlare dell'uso dei condom nelle scuole superiori o invitare i tossicodipendenti a non scambiarsi gli aghi.
Il film che ho realizzato è ovviamente finzione, sebbene abbia cercato di ricostruire nel dettaglio molti dei dibattiti e delle manifestazioni che hanno avuto luogo ai tempi. Il mio scopo era quello di permettere alle nuove generazioni di confrontarsi con una storia non molto lontana che ha avuto luogo in una società molto più omofoba di quella attuale e con una malattia che ancora oggi, nonostante i progressi della scienza, fa ancora paura".
Trailer
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- Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes 2017
- Premio FIPRESCI (concorso) al Festival di Cannes 2017
- Queer palm al Festival di Cannes 2017
Commenti (8) vedi tutti
L’offerta di “storie vere” non è mai stata così ricca: in Tv, su Internet, sui giornali e sui rotocalchi non si parla che di “storie vere”. Chi ama il cinema, però, si aspetta una verità diversa da quella dell’informazione e delle cronache e ricorda, con Magritte, che l’immagine di una pipa n’est pas une pipe!
leggi la recensione completa di laulillaI battiti del cuore scandiscono la vita e la morte ma ognuno di essi è soprattutto un'occasione che i personaggi di questo film motivano continuamente.
leggi la recensione completa di bombarolo93Il grande film è piaciuto molto. Ho visto questo film su questo sito https://filmstreaming.page/, perché è facile trovare i film di cui hai bisogno. Anche su questo sito c'è un'interfaccia molto bella e semplice e un'ottima recitazione vocale.
commento di umarinovFilm straordinario e complesso che non ha ricevuto in Italia la dovuta attenzione. Grandi momenti di cinema in questa lotta dololorosa ed esaltante degli attivisti di Act-Up contro l'indifferenza e il silenzio dei media e della società verso i malati di Aids. Una storia d'amore tragica e coinvolgente che non teme di mostrarsi integralmente.
leggi la recensione completa di BigSurCampillo filma un intenso film militante raccontandoci eventi drammatici a lui vicini. Tuttavia l'innesto di una tragica e toccante storia d'amore, finisce per prendersi troppo spazio, sviando un po' troppo sul personale e sui singoli una vicenda corale che meritava di essere lasciata al centro del racconto.
leggi la recensione completa di alan smithee"120 battiti al minuto" è un film bellissimo che descrive la gioia dell'attivismo anche in uno dei momenti più tragici del movimento lgbti. Un film che tutti gli attivisti dovrebbero vedere per ricordare da dove veniamo (interessantissime le discussioni sui pride!). Ma il pregio principale del fi
commento di yuriguC'è da chiedersi se siamo ancora capaci di fare comunità, presi come siamo dai nostri individualismi e ideologismi più o meno grandi.
commento di Marsil_ClaritzLa storia del collettivo Act Up Paris e dei suoi militanti è vibrante e piena di umanità, nei suoi momenti più politici come in quelli più intimi. Scritto bene e girato benissimo, con immagini evocative, arricchito da un uso brillante della colonna sonora e dall'ottima prova del suo variegato ensemble di attori.
leggi la recensione completa di port cros